Il referendum e noi: la fine del bicameralismo

Il 4 dicembre siamo chiamati a votare la riforma costituzionale approvata dal Parlamento. È una riforma ampia che tocca diversi articoli della Carta costituzionale, ma che ha il suo perno intorno ad alcune scelte ben precise e di grande rilievo. È anche una riforma complessa specialmente nella parte che tocca il procedimento legislativo. referendum-costituzionaleFrancamente vengono dei dubbi sull’utilità del voto popolare espresso su materie che richiedono un non piccolo sforzo di comprensione, che andrebbero studiate anche alla luce di un minimo di preparazione giuridica e che andrebbero valutate partendo da una conoscenza non superficiale degli attuali meccanismi di funzionamento delle istituzioni. Chi fra gli italiani può vantare questi requisiti? Pochi senza alcun dubbio sicché il voto sarà inevitabilmente determinato da simpatie e antipatie politiche e da motivazioni personali che prescindono da una valutazione del merito della riforma. Limiti e paradossi della democrazia che una società e una politica evolute devono tendere sempre a superare.

Ciò detto veniamo alla prima delle scelte di fondo della riforma – la fine di quel bicameralismo paritario che ci accompagna fin dalla nascita della Repubblica – e cerchiamo di capire innanzitutto cosa dice il testo della riforma. Poi ci ragioniamo su.

senato-riformaART. 55. – Il Parlamento si compone della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica…..La Camera dei deputati è titolare del rapporto di fiducia con il Governo ed esercita la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e quella di controllo dell’operato del Governo.

Il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali ed esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica. Concorre all’esercizio della funzione legislativa nei casi e secondo le modalità stabiliti dalla Costituzione, nonché all’esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato, gli altri enti costitutivi della Repubblica e l’Unione europea. Partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione europea. Valuta le politiche pubbliche e l’attività delle pubbliche amministrazioni e verifica l’impatto delle politiche dell’Unione europea sui territori. Concorre ad esprimere pareri sulle nomine di competenza del Governo nei casi previsti dalla legge e a verificare l’attuazione delle leggi dello Stato.”

uomo-solo-al-comandoBisogna dire in primo luogo che l’Italia mantiene la sua forma di governo parlamentare dove l’esecutivo è emanazione della Camera che vota la fiducia. Non vi è traccia di quella torsione autoritaria riassunta nell’espressione “uomo solo al comando” che alcuni hanno creduto di rintracciare nelle modifiche della Costituzione con una evidente confusione tra la riforma e la loro interpretazione della personalità dell’attuale Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Sta di fatto che non vengono introdotti modelli di “premierato”, con forme di designazione diretta del primo ministro, né viene rafforzata in alcun modo l’autorità del capo del Governo. Tutta l’agitazione sui rischi di una svolta autoritaria, in realtà, può solo assumere il valore di una scenetta alla Crozza non potendo appigliarsi a nessun articolo della riforma.

Quindi il Governo continuerà a dipendere dalla fiducia della Camera dei deputati, eletta direttamente dal voto popolare; solo la Camera potrà essere sciolta, mentre il Senato sarà rinnovato in occasione dell’elezione dei singoli consigli regionali

La prima conseguenza di questa trasformazione sarà una maggiore stabilità dei governi perché non ci saranno più due Camere formate con sistemi elettorali diversi e con maggioranze non omogenee alle quali chiedere la fiducia. La presenza di maggioranze diverse nelle due Camere in effetti è stato un problema fin dall’inizio degli anni ’90 e ha causato più volte la caduta del governo per mancanza della fiducia in una di esse. Non solo una inutile complicazione, ma anche un’occasione di contrattazione tra forze politiche, singoli parlamentari e governo per mercanteggiare un voto di fiducia. La riforma risolve questo problema, semplifica e fa chiarezza.

stabilita-di-governoIl Senato rappresenterà le istituzioni territoriali esercitando una funzione di raccordo fra queste, lo Stato e l’Unione Europea. Una sua ulteriore funzione è la valutazione delle politiche pubbliche e quella dell’impatto delle politiche europee sui territori. Poco si è detto su queste innovazioni. Al contrario molto si è insistito sull’elezione diretta dei senatori e su una funzione di contrappeso che sarebbe insita nel bicameralismo attuale. Strana visione per la quale le istituzioni rappresentative devono bilanciarsi tra loro facendo le stesse cose e non lavorare svolgendo funzioni diverse, ma complementari.

In una Repubblica che si compone delle regioni, dei comuni e delle città metropolitane cosa c’è di più chiaro, necessario e trasparente di un’assemblea parlamentare che rappresenti le istituzioni territoriali? E perché non si capisce la portata rivoluzionaria di inserire in Costituzione una funzione di valutazione delle politiche pubbliche e dell’impatto territoriale delle politiche europee? Nel 1947, quando fu scritta la Carta costituzionale, non vi era l’Unione europea e non si immaginava che fosse possibile e necessario valutare le politiche pubbliche da parte di una Camera del Parlamento che rappresenta il territorio. Oggi il Parlamento si esprime con leggi, mozioni, interrogazioni, risoluzioni, inchieste, ma non è orientato ad una valutazione delle politiche pubbliche nazionali ed europee nel loro impatto territoriale.

Si tratta di innovazioni con un grandissimo potenziale di sviluppo. Vi si esprime un dinamismo nelle relazioni tra istituzioni centrato sul concetto di “valutazione” che richiama un’attività da svolgersi in diretto collegamento con i soggetti sociali ed economici destinatari delle decisioni legislative e di governo assunte nel circuito fiduciario Camera dei deputati – Governo.

Basterebbe questo per considerare fondamentale l’approvazione della riforma.

Claudio Lombardi

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