Ridateci le élite

Il populismo esprime la rabbia degli esclusi e ambisce ad elevare al potere una nuova classe dirigente nella quale l’elettore possa identificarsi. Oggi Trump compie questo miracolo. Alla Presidenza della prima superpotenza mondiale è andato uno che parla come si parla nei bar, che pensa come si pensa tra affaristi privi di scrupoli morali e guidati solo dall’interesse personale, che agisce come un qualunque incompetente esibizionista tronfio e bugiardo. Un perfetto leader per chi assaltò il Congresso il 6 gennaio 2021 con l’idea di impiccare chi doveva proclamare Biden presidente. Oggi Trump comanda gli Stati Uniti anteponendo la fedeltà alla sua persona all’interesse pubblico. Per lui l’incompetenza è un titolo di merito, la vicinanza con la Russia è premiata con il vertice dei servizi segreti, l’instabilità psichica con il Pentagono. Trump incoraggia un grottesco culto personale posto a base dello stravolgimento in atto della democrazia americana.

Le tempeste scatenate a casaccio sui mercati agitando dati palesemente inventati sono la prova di una degenerazione. Gli Usa sono diventati simbolo e motore di instabilità incapaci di rappresentare un riferimento di valori e di strategie per il mondo occidentale che oggi ha il suo fulcro in Europa (e in Canada). Il populismo mostra cosa è veramente: confusione e incapacità. La lezione è che le élite sono indispensabili e devono essere formate e selezionate nei partiti e fuori dai partiti. La gente comune ha bisogno di élite serie e affidabili

10 aprile 2025

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