Alluvione, prevenire è meglio che curare

Alcune certezze sulla catastrofe che ha colpito l’Emilia Romagna ci sono. La prima è che si è trattato di un evento eccezionale collegato al quadro dei cambiamenti climatici in atto aggravato dall’esteso utilizzo del suolo per scopi economici e residenziali (vanno messi dei limiti? Sì. Si possono abbandonare i territori alla natura? No). La seconda è che è mancata un’opera di prevenzione e di mitigazione del rischio coerente con le conoscenze già acquisite e con le risorse disponibili. Per essere chiari: pensare di prevenire altri eventi estremi con lo stop ai combustibili fossili è una illusione.

La transizione energetica per diminuire l’emissione di CO2 è necessaria e deve proseguire, ma produrrà dei risultati nel lungo periodo. Le misure da prendere subito per evitare i prossimi disastri sono ben conosciute e praticate fin dall’antichità e ruotano essenzialmente sul regime dei corsi d’acqua e sul consolidamento dei terreni. Il problema non è la mancanza di soldi perché ogni anno il bilancio dello Stato destina delle risorse agli interventi per la difesa del suolo e per il dissesto idrogeologico. In più ci sono i (cospicui) fondi europei. Il vero e unico problema è spenderli. In Italia quando si tratta di opere pubbliche si entra in un labirinto di procedure complesse e competenze intrecciate più non rare resistenze della società civile. Basterà la lezione di questa volta o ne servono altre?

22 maggio 2023

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *