Cosa ha veramente detto Nordio sulle intercettazioni

Da giorni non si parla d’altro: l’arresto di Matteo Messina Denaro e le dichiarazioni del ministro Nordio sulle intercettazioni. Nei confronti del ministro si è scatenato un attacco da parte di buona parte della stampa e di opinionisti che è andato molto vicino all’insulto personale. A leggere alcuni articoli di grandi firme del giornalismo (Massimo Giannini ed Ezio Mauro per esempio) sembra che Nordio voglia attentare ai poteri di indagine dei magistrati. Più in sordina avanza, però, un’altra e più decisiva critica: che il governo voglia in realtà colpire la libertà di stampa. E già, perché da molti anni quando si parla di intercettazioni si parla, in realtà, della loro pubblicazione sui giornali. Da semplice strumento di indagine, dai tempi di Tangentopoli in poi, le intercettazioni sono diventate il modo per organizzare dei veri e propri processi mediatici capaci di distruggere la reputazione degli indagati. Infatti, mentre i processi nelle aule dei tribunali sono procedimenti lunghi e complessi che devono accertare la verità giuridica delle responsabilità degli accusati e possono anche risolversi in assoluzioni piene, consegnare ai giornalisti intercettazioni ed atti giudiziari è un mezzo formidabile per confermare agli occhi dell’opinione pubblica la colpevolezza degli indagati accreditando i PM come i veri paladini della giustizia del popolo che è costretta a cercare scorciatoie perché deve lottare contro il fattore tempo e contro le resistenze degli apparati dello Stato collusi. Chi ha imboccato la strada dell’alleanza tra PM e giornalisti a sostegno di un progetto che voleva fare piazza pulita delle degenerazioni del sistema ha pensato di aver trovato la chiave giusta per un radicale cambiamento. Là dove le vecchie lotte politiche e sociali non sono riuscite, poteva riuscire un’alleanza tra potere giudiziario e mondo dell’informazione che rivelasse le verità nascoste dal “Potere”. Il M5s nasce da questa spinta che fu anche popolare e che PM e giornalisti raccolsero e fecero loro. In questo quadro le intercettazioni servivano per indicare dei colpevoli e farli condannare dall’opinione pubblica accorciando i tempi di sentenze che sarebbero arrivate dopo molto tempo o che non sarebbero arrivate affatto perché la verità giudiziaria segue vie diverse dal giudizio politico. Le intercettazioni sono diventate uno dei principali temi di scontro tra magistratura e politica per questo. Di eccessi ce ne sono stati tanti, ma il punto è che quel progetto strategico di usare gli avvisi di garanzia e le intercettazioni per far condannare semplici indagati dall’opinione pubblica è profondamente ingiusto ed è realmente pericoloso perché stravolge le regole dello stato di diritto e quelle della Costituzione trasformando i PM in un superpotere in grado di controllare tutti senza alcuna reale responsabilità. L’epoca dell’alleanza tra PM e giornalisti va chiusa definitivamente e la magistratura va riportata nell’ambito delle funzioni che le sono assegnate dalla Costituzione. Quando ci si scontra sulle intercettazioni ci si scontra su questo e non su altro.

La riforma “Orlando” (2017 modificata nel 2020) ha cambiato molto rispetto al Far West degli anni precedenti con il predominio della giustizia/spettacolo, ma è rimasta la facoltà di pubblicare gli atti contenuti nelle ordinanze di custodia cautelare e, quindi, anche le intercettazioni. Enrico Costa di Azione propone saggiamente di tornare alla disciplina precedente che si limitava alla notizia delle ordinanze senza entrare nei dettagli degli atti giudiziari che le avevano motivate. Una soluzione giustissima perchè gli atti giudiziari non sono di competenza dell’opinione pubblica, ma solo dell’autorità giudiziaria.

Tornando alle comunicazioni del ministro Nordio sullo stato della giustizia è il caso di leggere cosa ha veramente detto di fronte alla Camera e al Senato. Come base prendiamo il discorso alla Camera del 19 gennaio. Bisogna tenere conto preliminarmente che le questioni affrontate sono state molte e che su oltre 5.700 parole solo 1480 sono state dedicate alle intercettazioni che non rappresentano proprio il massimo problema della giustizia. Nordio ha parlato a lungo dei processi, del potenziamento degli organici, delle carceri, ma di tutto ciò non vi è traccia sui giornali più critici verso il ministro. Forse si dimentica che non informare correttamente l’opinione pubblica significa falsificare la realtà.

Ecco il testo delle comunicazioni. Per ragioni di praticità sono state eliminate le frasi non direttamente attinenti al tema.

“Per quanto riguarda le intercettazioni, ripeterò ancora una volta – ma credo ormai sia inutile dirlo – che non si è mai inteso toccare minimamente quelle che riguardano il terrorismo, la mafia e ovviamente quei reati che sono, per così dire, satelliti nei confronti di questi due fenomeni perniciosi. (….)

Le intercettazioni sono di tre tipi. Il primo è quello molto specifico, di competenza unica della procura generale di Roma, relativo ai crimini che riguardano la sicurezza dello Stato. Queste sono intercettazioni ultrasegrete, che hanno una disciplina particolare. Nessuna di loro è mai uscita sui giornali, per una ragione molto semplice: perché è perfettamente individuata la competenza di chi deve garantirne la segretezza. Vi è poi un secondo tipo di intercettazioni, si chiamano intercettazioni preventive. Sono autorizzate dall’autorità giudiziaria, cioè dal pubblico ministero, e servono come impulso alle indagini nella ricerca anche della prova ma, soprattutto, dei movimenti dei sospetti autori di reati molto gravi. Queste intercettazioni sono utilissime. Intanto, avvengono sotto la vigilanza e con l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria, cioè del pubblico ministero; inoltre, tanto sono utili quanto sono segrete, per la solita ragione che, essendo il pubblico ministero, cioè il procuratore della Repubblica, unico responsabile della loro autorizzazione e della loro gestione, rimangono nella cassaforte del procuratore della Repubblica e non vengono mai diffuse sui giornali, anche perché se fossero diffuse si individuerebbe subito il responsabile, che sarebbe il magistrato. Infatti non vengono mai diffuse. Anche queste sono importantissime, sono rilevantissime, direi che sono essenziali, soprattutto nella fase iniziale delle indagini. Poi vi è un terzo tipo di intercettazioni, quelle giudiziarie, effettuate su richiesta del pubblico ministero e autorizzazione del giudice delle indagini preliminari. Qui il pasticcio è colossale, perché il legislatore ha fatto una legge tutto sommato buona, ma l’ha fatta così buona che, per fare la punta della matita troppo aguzza, la punta si è spezzata. Perché? Perché, transitando dal pubblico ministero al giudice delle indagini preliminari, attraverso il deposito dei difensori, attraverso il transito delle segreterie e delle cancellerie, la selezione che viene fatta nel contraddittorio della perizia, con difensori, pubblico ministero e giudice, le intercettazioni finiscono sotto osservazione, sotto il controllo e a conoscenza di decine di persone. Poiché tutti hanno il diritto di ascoltare tutte queste intercettazioni, gran parte delle quali riguardano fatti che non hanno niente a che vedere con i processi, inevitabilmente – ecco l’abuso sul quale noi vogliamo intervenire e sicuramente interverremo – in questo mare magnum di intercettazioni escono sui giornali notizie che diffamano, vulnerano l’onore di privati cittadini.

L’articolo 15 della nostra Costituzione, definita la più bella del mondo, dice chiaro e tondo che la segretezza delle comunicazioni è inviolabile. Può essere eccezionalmente limitata da atti motivati dell’autorità giudiziaria, ma questa è l’eccezione e non può diventare la regola. Invece, in Italia abbiamo avuto molto spesso l’impressione che questo concetto fosse stato invertito e che la regola, in base a un malinteso diritto di informazione, fosse quella di lasciare pubblicare tutto a tutti, anche attraverso i brogliacci della Polizia che – ripeto ancora una volta – l’esperienza giudiziaria ci dimostra essere molto spesso inaffidabili, non per cattiveria o malafede di chi li trascrive (….) ma semplicemente perché, nella trascrizione di queste intercettazioni, che molto spesso sono di difficilissima captazione, l’errore è sempre in agguato. (….) Ripeto, la legge in sé non è fatta male, perché la legge impone che queste intercettazioni siano poi ascoltate nel contraddittorio dibattimentale da parte del difensore, da parte del pubblico ministero e davanti al giudice nella forma della perizia. Ma, quando questo avviene, il danno è già stato fatto, perché sono già usciti sui giornali i brogliacci, che poi si dimostreranno essere fasulli. (….)

Proprio qualche settimana fa, nel mio amato Veneto, siano state diffuse intercettazioni che riguardano il governatore del Veneto e altre persone che erano assolutamente estranee alle indagini. Non erano infatti né indagate, né imputate, né niente e questo dimostra il fallimento di quella riforma.

Se noi non interverremo radicalmente – ripeto – sugli abusi e sugli errori di queste intercettazioni, cadremo veramente in una sorta di democrazia dimezzata, perché la segretezza delle informazioni è l’altra faccia della nostra libertà. Pascal diceva che, se tutti sapessero quello che tutti noi diciamo degli altri, non avremmo un amico.

Ed è vero, perché la voce del sen fuggita, che noi usiamo ogni giorno, è magari condita di imprecazioni (….) che, quando vengono poi riferite e lette nei brogliacci della Polizia, danno un’impressione estremamente alterata e hanno una negatività, vorrei dire, icastica, che è irrimediabile, ed è qui che bisogna intervenire.

(….) Ognuno di noi vede la realtà attraverso la lente, più o meno deformante, dei propri, chiamiamoli, pregiudizi; quindi, è perfettamente normale che ci siano colleghi che, avendo sempre fatto i pubblici ministeri antimafia, abbiano una visione estremamente, chiamiamola così, severa di questi problemi, ma l’Italia non è fatta di pubblici ministeri e questo Parlamento non deve essere supino e acquiescente a quelle che sono le associazioni dei pubblici ministeri.

(….) La politica rappresenta i cittadini, noi, qui, rappresentiamo i cittadini, che non sono né, lo ripeto, pubblici ministeri, né membri delle camere penali; noi dobbiamo trovare una composizione che ruoti attorno all’articolo 15 della Costituzione, che dice che la segretezza e la libertà delle comunicazioni sono inviolabili; da qui non si scappa ed è questo che noi dobbiamo cercare.

(Il testo integrale delle comunicazioni di Nordio si trova sul sito della Camera dei Deputati con questo link)

Claudio Lombardi

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