Disagio giovanile? Principi educativi in ballo
I casi di violenza più recenti, per quanto incredibili nella loro efferatezza, non indicano una tendenza diffusa tra i giovani che, invece, nella stragrande maggioranza vivono una vita normale. Non fa notizia e resta nell’ombra. Il rischio a concentrare l’attenzione solo sui drammi è, però, quello di amplificare ogni segno di disagio facendolo apparire un caso grave a chi lo prova. La famiglia, la scuola e l’ambiente sociale hanno il compito fondamentale di assorbire e ridimensionare le ansie e le paure aiutando una persona giovane a mantenere un equilibrio. Ad amplificarle ci pensano i social pieni di informazioni deformanti che possono anche spingere le menti più fragili verso realtà parallele dove tutto sembra lecito e possibile.
Un problema educativo però c’è. In primo luogo una cultura diffusa che diluisce la responsabilità personale in contenitori più vasti (famiglia, scuola, società) come se ogni adolescente avesse sempre la purezza del neonato. In secondo luogo il senso di colpa e inadeguatezza di tanti genitori che li spinge a soddisfare ogni desiderio e risolvere ogni problema dei figli arrivando al punto persino di aggredire gli insegnanti per un voto. Perfetta la sintesi di Susanna Tamaro “la scomparsa della volontà virtuosa lascia pieno campo a quella più distruttiva, la volontà di potenza” così “il metro di ogni cosa è il nostro desiderio” ed “è lecito compiere ogni atto per realizzarlo, perché il bene è unicamente ciò che fa bene a me”
5 settembre 2024
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