Gas ma quanto ci costi? E perché?

In questo periodo di incredibili aumenti dei prezzi del gas probabilmente milioni di italiani vorrebbero capire come viene determinato il prezzo sul mercato nazionale. È questo l’interrogativo da cui parte una lunga riflessione di Salvatore Carollo che si può leggere integralmente sulla sua bacheca facebook. Qui ci limitiamo a seguire la traccia che ci propone e che ci porta ad una clamorosa scoperta: il sistema di calcolo del prezzo del gas in vigore in Italia scarica interamente sui consumatori ogni disfunzione. Disfunzione, non costi. Salvatore Carollo, infatti, ritiene che sarebbe logico se il prezzo del gas dipendesse da quello medio di importazione. Si tratta di un prezzo che, grazie ai contratti a lungo termine, tende a rimanere più stabile rispetto a quello determinato da un indicatore come il Ttf (Title Transfer Facility) olandese ovvero il mercato spot che fa capo alla Borsa di Amsterdam.

Tanto è intenso il clamore sui prezzi che salgono quanto è scarsa l’informazione su come questi vengono fissati. Considerando ciò che rivela Carollo se ne capisce pure la ragione. Il meccanismo del prezzo del gas appare totalmente illogico e fuorviante. Eppure non viene toccato.

Carollo ricorda che, su 67 miliardi di metri cubi di gas importati nel 2020, ben l’82% (55 miliardi) è stato acquistato con contratti di lungo termine e, quindi, a prezzo predeterminato. Il 18% è stato di gas liquefatto e quantità marginali acquistate sul mercato spot.

È appena il caso di far notare che se la produzione di gas nazionale fosse rimasta al livello degli anni ’90, senza tutti i divieti e gli ostacoli posti dai movimenti ambientalisti e dai loro sponsor politici, avremmo avuto 20 miliardi di metri cubi invece di quella risibile quantità (circa 4 miliardi) che viene estratta adesso. In ogni caso l’affermazione di Carollo è netta: “tutto il gas venduto al consumo in Italia non tiene conto dei reali costi di importazione, ma è derivato esclusivamente dal prezzo del mercato spot olandese”. Le oscillazioni alle quali abbiamo assistito in queste settimane vengono da lì e cioè da “fattori speculativi ed emozionali non giustificati dall’andamento della domanda e dell’offerta”.

Il mercato spot nella borsa di Amsterdam si svolge sulla base di contratti finanziari ai quali può anche non corrispondere lo scambio di volumi reali di gas.

La scoperta sorprendente alla quale ci porta l’analisi di Carollo è che “da pochi anni il sistema italiano ha deciso di fare di questo sistema speculativo e poco affidabile, l’unico elemento di riferimento per determinare il prezzo del gas al consumo”.

E così “nel corso degli anni, allo scadere dei contratti a lungo termine, le aziende hanno cercato di inserire nelle formule di prezzo anche la componente del mercato spot olandese, introducendo nel prezzo del gas una componente di volatilità e di fragilità a danno dei consumatori”.

In conclusione, pur avendo una autorità di regolazione nel settore dell’energia, viene fatto pagare ai consumatori non il prezzo del gas basato sui costi reali affrontati dagli operatori bensì il prezzo creato da un mercato spot composto prevalentemente da operazioni finanziarie e speculative.

In questo modo scompare il mercato come sistema di incontro della domanda e dell’offerta e la liberalizzazione diventa un modo per mascherare manovre speculative che scaricano sui consumatori ogni disfunzione.

È inevitabile chiedersi se l’Autorità dell’Energia e i Ministeri competenti sono consapevoli di questa distorsione del mercato e perché non sembrano volerla eliminare. È sorprendente che si preferisca sborsare decine di miliardi di euro per smorzare il carico delle bollette senza andare alla radice del problema.

Osserva Carollo “l’esaltazione del principio del libero mercato non può ridursi ad una sommatoria di espedienti per nascondere la realtà dei dati e cercare di trarne vantaggio a danno dei consumatori”.

Ecco una questione cruciale che i partiti liberaldemocratici e progressisti, i sindacati dei lavoratori, i rappresentanti delle imprese e le associazioni dei consumatori dovrebbero affrontare all’unisono. Altrimenti a che serve lamentarsi dei costi del gas?

Claudio Lombardi

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  1. […] Per una più ampia disamina si rinvia a questo articolo […]

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