Gas ed elettricità: il rebus dei prezzi
Gli aumenti dei prezzi erano già iniziati da mesi, ma la guerra in Ucraina sta mettendo a nudo tutte le lacune della politica energetica in Italia. Il primo interrogativo è: ma veramente ciò che i consumatori pagano in bolletta riflette i prezzi di importazione del gas e di produzione dell’energia elettrica? La risposta che si intravede attraverso documenti e analisi di commentatori esperti è no. I prezzi vengono calcolati con modalità opache e che favoriscono la speculazione e l’arricchimento delle società del settore energia. Per anni di esclusiva competenza dei tecnici finalmente sta emergendo la paradossale verità che contraddice ogni logica di mercato: i prezzi sono svincolati dai costi e non sono determinati dalla domanda e dall’offerta.
GAS
In gran parte acquistato con contratti a lungo termine, non dovrebbe subire eccessive oscillazioni di prezzo. Infatti, su 67 miliardi di metri cubi di gas importati nel 2020, ben l’82% (55 miliardi) è stato acquistato con tale modalità e, quindi, a prezzo predeterminato. Il 18% è stato di gas liquefatto e quantità marginali acquistate sul mercato spot. E, invece, la realtà è completamente diversa. Il meccanismo del prezzo del gas appare totalmente illogico e fuorviante. Il gas venduto al consumo in Italia non tiene conto dei reali costi di importazione, ma è derivato esclusivamente dal prezzo del mercato spot olandese che fa capo alla Borsa di Amsterdam.
Le oscillazioni alle quali abbiamo assistito in queste settimane vengono da lì e cioè non dalla contrattazione tra il venditore e l’acquirente, ma da contratti finanziari. In sostanza ai consumatori finali viene fatto pagare non il prezzo del gas basato sui costi reali affrontati dagli operatori (che, peraltro, non sono resi pubblici) bensì il prezzo creato da un mercato spot composto prevalentemente da operazioni finanziarie e speculative.
Per una più ampia disamina si rinvia a questo articolo
ENERGIA ELETTRICA
Il problema c’è anche per i prezzi dell’energia elettrica. Le regole per la formazione dei prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica oggi non sono agganciate ai costi di produzione. Si chiama system marginal price (Smp) il metodo di calcolo che si applica in tutti gli stati membri della Ue. In pratica, per ogni ora del giorno viene costruita una curva di offerta ordinando gli impianti di produzione in ragione crescente dei loro costi marginali. Il prezzo di equilibrio riflette i costi marginali dell’ultima centrale che deve entrare in esercizio per soddisfare la domanda e che, nella maggior parte dei casi, è alimentata a gas. Quel prezzo si applica a tutte le offerte accettate in quella fascia oraria. Così l’impianto più costoso (ma indispensabile in quel momento) copre i suoi costi di esercizio e tutti gli altri ottengono ricavi superiori ai rispettivi costi. Godono cioè di una rendita. La spiegazione è semplice: poiché non è possibile sapere da dove proviene l’energia che soddisfa la domanda momento per momento si fissa il prezzo al livello più alto per tutti per non avere vuoti di erogazione.
Chi vuole approfondire può leggere questo articolo di Carlo Stagnaro
In ogni caso dopo molti anni di ubriacatura ambientalista che portava a negare l’evidenza in nome di ideali tanto nobili quanto vacui. Dopo aver deciso: di rinunciare al nucleare (persino alla ricerca, non solo alla costruzione delle centrali); di non estrarre gas e petrolio dai giacimenti nazionali (tanto è poco dicono ancora adesso quelli che hanno imposto la fine di ogni ricerca di nuovi pozzi); dopo aver provato a non far costruire il TAP; dopo aver imposto per le fonti rinnovabili incentivi che sono costati ai consumatori oltre 240 miliardi di euro. Dopo tutto ciò scopriamo che l’Italia è completamente dipendente dalle importazioni e che le mitiche rinnovabili partecipano al banchetto dei prezzi gonfiati, ma non servono per abbassarli. D’altro canto accanto agli idealisti c’era anche qualcuno che badava al sodo. Ai produttori di energie rinnovabili e agli importatori di gas non sarà spiaciuta affatto una situazione nella quale i profitti erano sempre assicurati.
È tempo di cambiare e di non credere più alle favole. La guerra in Ucraina ci dice che per molti anni l’instabilità regnerà nel mercato dell’energia e bisogna agire subito per invertire la rotta
Claudio Lombardi
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