Giusto eliminare il RdC non l’assistenza ai poveri
Il sistema concepito dal M5s non ha funzionato. L’idea di fondo era quella di un reddito universale come diritto di cittadinanza e, infatti, il RdC è stato strutturato come un sussidio quasi “a vita”. Il rinnovo avveniva di 18 mesi in 18 mesi non per i poveri inabili al lavoro, ma per tutti fino a che non fossero state respinte tre offerte di lavoro congrue. Un’eventualità impossibile da verificarsi nel mercato del lavoro italiano intermediato dai Centri per l’impiego. Il risultato è stato un sussidio che oggettivamente allontanava dal lavoro mischiando poveri, inabili e indecisi. E i controlli? Le truffe che sono state scoperte raccontano di un sistema di controlli molto carente che ha permesso di ricevere il RdC persino se residenti all’estero attraverso false autocertificazioni che nessuno controllava. Si trattava di una direttiva politica che spingeva l’Inps a concedere il sussidio a prescindere? Probabilmente sì.
Il problema di oggi (di oggi, cioè subito) è rimettere in piedi un sistema di assistenza alla povertà e di accompagnamento al lavoro che distingua tra chi non può lavorare e chi può. Bisogna spingere verso il lavoro, non verso l’assistenza a vita. A ciascuno il suo compito: lo Stato deve controllare i datori di lavoro e reprimere il super sfruttamento; le lotte sociali devono spingere per migliori condizioni di lavoro
31 luglio 2023
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