I minimizzatori

Scoprono una banda di fascisti che vuole compiere attentati e assassinare politici a caso? Si verificano atti di sabotaggio sulle linee ferroviarie? Accusano di metodi mafiosi un’organizzazione romana dotata di un settore “militare” con armi e picchiatori con a capo malavitosi di professione che mette sotto controllo politica, amministrazione, flussi di denaro pubblico? I minimizzatori entrano subito in azione per sdrammatizzare e ridimensionare la gravità di episodi ed accuse.

Si ha come l’impressione che si voglia tranquillizzare non solo perché l’opinione pubblica non si preoccupi troppo, ma anche per conservare una visione, quella di un’Italia nella quale non succede mai niente di veramente grave; nella quale tutto si può concludere con tarallucci e vino; nella quale amici e nemici, in fin dei conti, possano sempre sentirsi sollevati dalle responsabilità più grandi; nella quale l’invocazione del perdono compare immediatamente, a caldo, prima ancora di quella di una punizione rigorosa.

Minimizzare, sdrammatizzare, ridimensionare è la condizione perché poi tutti si possano incontrare nuovamente nel “mondo di mezzo” che, evidentemente, è la vera trama su cui poggia la società italiana esorcizzando il timore di scelte drastiche e rigorose, autentiche nemiche del nostro modo di vivere

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