Il patto sulla testa degli ucraini e dell’Europa

Questo sembra il  senso della telefonata fra Trump e Putin. Non si sa cosa si siano detti veramente, ma ciò che è trapelato è chiaro: Putin detta le sue condizioni a un Trump appeso alla parola “pace” come l’ultimo pacifinto europeo. E sono condizioni capestro tutte a sfavore dell’Ucraina, la conferma che Putin non vuole finire la guerra, ma tenta di attirare Trump in una trappola o, almeno, fornirgli il pretesto per interrompere gli aiuti a Kiev. Offre lo stop ai bombardamenti alle centrali elettriche e in cambio chiede tutto dimissioni di Zelensky comprese. Il suo vero obiettivo è che Trump possa annunciare che la via della pace è iniziata e che adesso non c’è più bisogno di armi all’Ucraina. Uno degli interpreti italiani di Putin, Travaglio, ieri sera a Otto e mezzo ha subito detto che di fronte ad un cessate il fuoco dovranno cessare i rifornimenti di armi e che, anzi, l’Ucraina dovrebbe deporle e restituirle ai donatori. Perfetto! Per Travaglio bisogna trasformare l’Ucraina in un poligono di tiro per le armi russe con gli ucraini indifesi come bersaglio. Un linguaggio da infami servitori di Putin. Nulla di cui stupirsi, l’Italia è piena di gente così che fin dal 25 febbraio 2022 ha detto che Kiev non doveva difendersi e che la resa era l’unica chance di sopravvivere alla superiorità russa. Una superiorità talmente grande che è stata bastonata duramente dagli ucraini ai quali, grazie al freno pacifista, le armi sono state dosate a rallentate perché non riuscisse a cacciare i russi. Che lo abbiano voluto i tanti amici che Putin ha coltivato nel mondo e in Italia in particolare è comprensibile. Che lo abbiano fatto Biden e i governi europei timorosi di una reazione estrema russa dimostra come la tattica dell’aggressione da teppista di Putin funzioni sempre anche con avversari molto più forti, ma indecisi, paurosi e inconsapevoli della loro forza.

Siamo ad una svolta della storia. Il presidente degli Stati Uniti ha deciso di essere l’alleato più fedele della dittatura russa concedendo tutto: lo status di grande potenza e il diritto di avere un’area di dominio ai suoi confini anche aggredendo stati liberi come l’Ucraina oggi e domani i baltici, lo sganciamento degli Usa dalla Nato e l’abbandono dell’ombrello di protezione militare sull’Europa. Più di così Putin cosa potrebbe desiderare?

La vera domanda però è: in cambio di cosa, ossia quali contropartite Putin può offrire al partner americano? Si dice che dietro la svolta trumpiana ci sarebbe la tripartizione del mondo fra imperi: Usa, Russia e Cina. Ipotesi non credibile perché solo Russia e Cina possono trarne vantaggio con la sconfitta dell’Ucraina e con la sottomissione di Taiwan. Trump ha chiesto Canada, Panama e la Groenlandia, ma se anche ci riuscisse con quest’ultima fosse pure solo sotto forma di patti speciali di sfruttamento minerario e di installazioni militari il canale di Panama sarebbe poca cosa rispetto alle concessioni a Russia e Cina e il Canada un obiettivo da ottenere con la guerra che nemmeno lui può permettersi.

Torna dunque il grande interrogativo sul disegno trumpiano che va ben oltre le doti del Presidente Usa. Ci sarà qualcuno dietro di lui che studia le strategie? O la superpotenza mondiale è nelle mani di uno che sta sfasciando alleanze ed equilibri economici in base alle sue fantasie mentali o in base ai ricatti che derivano dal suo oscuro passato? Nel futuro qualcuno indagherà e dirà al mondo chi è stato veramente Trump.

Dare un calcio all’Europa tentando di piegarla con i dazi non ha senso e la crisi economica che sta cominciando nei mercati finanziari annuncia la fine della crescita dei quattro anni precedenti. Ben presto gli americani proveranno sui loro conti le follie trumpiane. Ovviamente il loro presidente proverà ad accusare i nemici esterni e gli immigrati per i problemi e da qui scaturirà un incremento delle tensioni molto pericoloso.

“La tassa sul traffico è morta.Lunga vita al re”, ha proclamato Trump su Truth, mentre la Casa Bianca riecheggiava il post sui suoi profili Instagram e X con una falsa copertina di Time (ribattezzato Trump) che ritrae il
presidente con la corona d’oro dei sovrani in testa e una
Manhattan vintage con l’Empire State Building e il Chrysler di
sfondo. EDITORIAL USE ONLY- NO SALES NO ARCHIVE- NPK

E l’Europa? Sembra che si stia mettendo sulla strada giusta innanzitutto andando oltre i vincoli dei trattati. Intorno alla difesa europea e all’aiuto agli ucraini ha raccolto molto stati e persino Australia, Giappone, Canada, Regno Unito e Turchia che ha già dichiarato di volere l’integrità territoriale dell’Ucraina. Le due cose non sono tanto distinte. Chi decide di proseguire l’aiuto all’Ucraina è sensibile alla difesa europea anche se non vi partecipa direttamente perché la stabilità e l’integrità dell’Europa interessa anche oltre i suoi confini. Forse si può dire che sta nascendo qualcosa di nuovo che ancora non ha un nome, ma che getta le basi per un dinamismo finora sconosciuto per le relazioni internazionali del blocco europeo. Il gruppo di stati che guida questa fase è composto da Francia, Germania, Regno Unito e Polonia. L’Italia non è in grado di dire da che parte sta e si balocca rimasticando la parola “pace” condita con “federalismo europeo” e “difesa europea” usa questi concetti per bloccare ReArm Europe. Il pretesto è che sarebbe nazionale come se oggi la difesa europea potesse essere distinta da quelle nazionali. Bisogna prendere atto che l’Italia e gli italiani non hanno il coraggio di andare oltre i loro limiti che ne fanno uno stato e un popolo gregari che tendono ad agganciarsi al più forte. Ci metteranno da parte con i nostri distinguo e i nostri equilibrismi alla ricerca della perduta alleanza con gli Stati Uniti. Per fortuna dal riarmo potrà anche arrivare uno slancio allo sviluppo economico se si seguiranno le indicazioni di Draghi e la nostra industria degli armamenti se ne avvantaggerà. Almeno questo. La dignità nazionale è un’altra cosa e non appartiene ai partiti che oggi siedono in Parlamento

Claudio Lombardi

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