Il pericolo delle persone normali

Dalla cronaca impariamo tante cose. Per esempio quanto siano pericolose le persone “normali”. Ormai sono tanti i delitti, le stragi, i massacri compiuti da questa scheggia impazzita della “normalità”.

Senza bisogno di andare tanto lontano (negli USA o in Norvegia per esempio), basta rileggere con il distacco dell’osservatore le cronache italiane nel corso degli anni e scoprire che delitti orribili sono nati e sono stati compiuti nella più banale quotidianità: c’è quello che organizza l’omicidio della moglie per essere libero di portare avanti una relazione extra; c’è la coppia di fidanzatini che massacra mamma e fratellino senza un movente; c’è il festino di studenti che finisce nel massacro di una ragazza; c’è la strage di madre e figli compiuta in alternativa alla separazione; c’è l’omicidio con stupro di una ragazzina con la partecipazione dei suoi “cari”.

Insomma il campionario è vasto. Troppo. I fatti dimostrano che i delitti più spaventosi vengono compiuti da persone “normali” per motivi che sarebbero inspiegabili se non fossero manifestazione di una spaventosa superficialità e della considerazione di altri esseri umani – al di fuori di una situazione di guerra che non giustifica, ma spiega – come meri ostacoli o oggetti da usare e da buttare senza riguardi.

I fatti dimostrano anche che tanto chiasso sugli immigrati ci distoglie dalla brutale e dura realtà che le cronache ci sottopongono: il pericolo non viene da fuori, ma da dentro noi stessi.

Spiegazioni non ce ne sono a meno che non si voglia tirare in ballo l’educazione, la violenza che viene insegnata fin dai cartoni animati che vedono i bambini e poi prosegue nei film e telefilm che alimentano l’immaginario degli adulti, l’assoluto individualismo egoista che sembra diventato il valore che sovrasta tutti gli altri. Tutte spiegazioni vere, ma non sufficienti.

L’inspiegabile accade

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