L’assalto a Roma e l’assenza
“Mi chiedo: quali sono i monumenti danneggiati? La Barcaccia? Davanti alle forze di polizia che presidiavano le piazze non risultano danneggiamenti ad alcun monumento. Alla Barcaccia non siamo in grado di stabilire cosa sia successo, ma alla nostra presenza nessuno l’ha danneggiato“. Così il Questore di Roma.
Sentiamo il Prefetto. “Il danneggiamento della Barcaccia è un fatto gravissimo. Ma non avendo avuto informazioni su un possibile attacco delle tifoserie ai monumenti, ritengo sia un fatto assolutamente casuale. Grave ma casuale, nel senso che gli scontri sono avvenuti lì e quel monumento ne ha subito le conseguenze”.
Ancora il Questore. “La nostra preoccupazione era quella di evitare risse tra tifoserie, episodi gravi come accoltellamenti. Abbiamo portato i tifosi allo stadio e li abbiamo fatti uscire in totale sicurezza”. A piazza di Spagna, “abbiamo saputo usare la testa ed evitare il peggio. Perché se avessimo reagito al comportamento di quella feccia umana, avremmo rischiato di coinvolgere turisti, mamme con bimbi che proprio in quell’orario escono da due scuole di quella zona”. “Abbiamo tollerato le birre e tutto quello che era possibile tollerare evitando particolari frizioni”.
Le dichiarazioni del Questore e del Prefetto di Roma sugli scontri causati dai teppisti olandesi rendono ancora più evidente l’assenza. Di una guida politica, di una cultura della legalità e dello Stato, di una capacità tecnica della struttura di comando delle forze di polizia. Una burocrazia che fa finta di non vedere, non capisce, pensa alla carriera e parla a vanvera.
Le due più alte autorità alle quali è affidato l’ordine pubblico nella capitale si arrampicano sugli specchi per tentare di giustificare l’assenza e l’incapacità. Quelle parole offendono i cittadini e la loro intelligenza. Ciò che è chiaro è che la tolleranza è data per scontata, la prevenzione è inesistente (piazza di Spagna lasciata in balia dei teppisti per ore pur avendo 600 agenti in centro), i danni consentiti “per evitare il peggio”. L’umiliazione della città, dell’Italia e degli italiani è assicurata. Territorio di conquista alla mercè di bande armate e di eserciti stranieri nel passato sembra che lo siamo rimasti in quella metafora della guerra che sono diventate le partite di calcio.
Abbiamo visto tutti le immagini registrate dalle Tv ed è evidente che l’assalto dei teppisti olandesi era prevedibile e contenibile se solo quei “bravi” funzionari fossero stati capaci di usare il loro poteri o, se, essendone incapaci, avessero ricevuto ordini precisi dai loro superiori politici, Ministro dell’interno innanzitutto.
Rileggete quelle frasi “Davanti alle forze di polizia che presidiavano le piazze non risultano danneggiamenti ad alcun monumento”. “Non avendo avuto informazioni su un possibile attacco delle tifoserie ai monumenti, ritengo sia un fatto assolutamente casuale”. “Abbiamo tollerato le birre e tutto quello che era possibile tollerare evitando particolari frizioni”.
In queste dichiarazioni c’è tutto il peggio della cultura italiana dello Stato e c’è il peggio di una burocrazia che si inchina di fronte alle circolari, ma che è incapace di gestire ciò che è affidato alla sua responsabilità. Sì il Questore e il Prefetto dovrebbero essere sostituiti per manifesta incapacità mettendo insieme i comportamenti sul campo con le dichiarazioni rilasciate dopo.
Ma che dire di una politica capace soprattutto di gestire le manovre di corridoio e i mille intrighi di palazzo e lontana dalla concretezza della vita reale? Il Ministro Alfano è il primo responsabile, ma lo è al pari degli altri membri del governo e dei politici in generale che fuggono di fronte alle loro responsabilità.
Chi ha il coraggio di dire che il centro storico della capitale va protetto a tutti i costi dai teppisti (significa regole di ingaggio che mettano i teppisti nella condizione di temere un danno su di loro e non viceversa)? Chi ha il coraggio di dire che una partita di pallone non deve più costare milioni di euro alla collettività più la licenza di devastazione per chiunque si travesta da tifoso? Chi ha il coraggio di dire che le partite di pallone non sono manifestazioni di protesta politica e che non possono costituire un pericolo per le città e che, per questo, possono essere giocate a stadi chiusi?
Nessuno ha il coraggio di dirlo e per questo dovremo rassegnarci ad essere governati e da mediocri e pavidi maneggioni. Ma Renzi non doveva cambiare verso a tutto questo? Evidentemente per smentirlo bastano poche centinaia di teppisti
Claudio Lombardi
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