Senza ipocrisie: a che serve il riarmo dell’Europa?
– Ad aiutare l’Ucraina, certo: anche solo una piccola parte del totale previsto, se tradotta in quantità adeguate degli equipaggiamenti che servono (e che l’industria europea è in grado di produrre), può permettere di proseguire la lotta e continuare a resistere alla Russia, fino a ottenere una pace giusta.
– A rafforzare il dispositivo di difesa europeo, sicuramente: investimenti di questo ordine di grandezza possono far progredire notevolmente le capacità difensive, fino a invertire il gap con la Russia, tanto da rendere molto difficile che, anche ricostruendo le sue capacità dopo la fine del conflitto ucraino, sia in grado di rappresentare una minaccia credibile. Non solo: il fatto che queste capacità siano nella disponibilità diretta delle nazioni europee garantirebbe la difesa anche indipendentemente da interventi americani, NATO o non NATO.
Tutto bello ma, appunto, senza ipocrisie, tutto questo serve anche ad altri obiettivi, che mi sembrano altrettanto condivisibili ma che io, per il mio vizio di parresia, vorrei rendere espliciti:
– Servono a rafforzare la competitività dell’industria della difesa, sia in termini di capacità produttive (e conseguenti economie di scala), sia come sviluppo tecnologico e innovazione di prodotto, approfittando anche del banco di prova offerto dalla guerra in Ucraina. In altre parole, si tratta di un gigantesco investimento industriale ad alto tasso di tecnologia, capace di generare ricadute in moltissimi settori. Ciò è tanto più importante oggi, con un mercato internazionale in crescita e il crollo delle esportazioni russe che ne libera quote importanti (sia per la prova bellica non esattamente brillante, sia perché in questi anni molti clienti storici si sono dovuti rivolgere altrove causa embargo, sia perché le industrie russe, con le loro non elevatissime capacità, dovranno soddisfare soprattutto il mercato interno). Con gli adeguati investimenti, l’industria della difesa europea può essere ancora più concorrenziale rispetto a quella americana, cui è già oggi superiore in molti settori (per fare solo alcuni esempi: veicoli corazzati, artiglierie terrestri e navali, missili e siluri, cantieristica ecc.). Soprattutto, finora gli USA avevano dalla loro una formidabile leva di marketing, quella che l’acquisto di armi americane comportava un certo livello di assistenza militare e di appoggio politico. Con le giravolte di cui si è dimostrata capace l’attuale amministrazione (capacità talmente notevole da far sospettare che sia la sola), questa leva si è notevolmente accorciata.
– Il che introduce la quarta funzione, forse la più importante, in prospettiva. Infatti, se l’Europa deve fare da sé sugli scenari internazionali, la capacità di difesa ha un ruolo importante. Sia chiara una cosa: qui parlo proprio di Europa, nel senso di UE, perché 1. a fare i trattati commerciali internazionali è proprio l’Unione, non gli stati nazionali e 2. per quanto le forze armate restino di competenza nazionale (almeno al momento), la capacità di azione politica e industriale a livello comunitario è ben confermata dall’insieme delle ultime iniziative. Quindi, come per esempio nel caso dell’ultimo incontro con l’India, si configura una possibile alleanza commerciale e industriale, è importante mostrare di poterla declinare anche in termini di sicurezza e avere gli strumenti in grado di sostenerla. Ad esempio, nel caso dell’India, assicurare che se qualcuno volesse minacciare le rotte commerciali, si sarebbe in grado di difenderle. In altre parole, se si va verso un mondo multipolare in cui l’UE vuole ricoprire un ruolo primario, allora dobbiamo essere in grado di confrontarci con tutte le altre potenze primarie. Non solo dal punto di vista commerciale e industriale, ma anche in termini politici e militari. Per poterlo fare abbiamo bisogno, in altre parole, di diventare una potenza militare, anche se non particolarmente aggressiva. E sì, la mancanza di un centro decisionale unico e autorevole è un problema, ma lo è molto meno se tutta questa forza viene impegnata in senso prevalentemente difensivo.
Nane Cantatore (da facebook)
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