Un 25 aprile di contestazione e di confusione

Due parole sul 25 aprile è meglio scriverle a fine giornata. Il bilancio non è positivo. Nel passato la celebrazione della Liberazione oscillava tra retorica e polemica politica. Le destre non riconoscevano il 25 aprile come una data fondante della repubblica democratica. È stato così che il valore della Resistenza e della Liberazione è stato tramandato quasi esclusivamente dalle sinistre egemonizzate dal PCI e dalle forze socialiste. Col passare del tempo e con l’indebolimento dei partiti una componente estremista si è fatta largo imponendo la propria gestione delle manifestazioni e scalando la struttura dirigenziale dell’Anpi.

La guerra in Ucraina ha fatto esplodere le contraddizioni. L’Anpi è stata portata dal suo presidente, Pagliarulo già filo russo e anti ucraino, su una posizione di neutralità tra aggressore ed aggredito (poi virata su un più ipocrita no alle armi) in totale contraddizione con i valori della Resistenza italiana. I gruppi estremisti ed “antisistema” hanno urlato più forte la loro contestazione di chiunque non fosse anti Usa, anti Nato e contro le armi all’Ucraina. Nel contempo la partecipazione è stata più numerosa degli anni passati, ma nel quadro di una grande confusione di voci dissonanti. L’Italia è un paese anomalo e nemmeno riesce a riconoscere una data della vittoria da celebrare

25 aprile 2022

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