Valutazione civica dei tribunali? Sì, si può (di Angela Masi)

giustizia lentaParlare di giustizia dal punto di vista dei cittadini e non da quello del potente e straricco Berlusconi? Ma veramente è possibile? Sul serio qualcuno ci ha provato? Ebbene sì. Da anni si parla di giustizia, ma se ne parla per i processi di Berlusconi e perché l’Italia ha nel funzionamento della giustizia una palla al piede che scoraggia gli investimenti dall’estero e penalizza i cittadini.

Se di giustizia si vuole parlare sul serio bisogna farlo mettendo da parte Berlusconi e andando a sentire quali sono i problemi dei cittadini e che tipo di aiuto possono dare per metterli a fuoco e risolverli.

Forme concrete di partecipazione alle politiche pubbliche esistono da tempo e sono state sperimentate anche se non sono molto diffuse ed utilizzate da chi governa e amministra. Si tratta di una partecipazione finalizzata a verificare la qualità del servizio pubblico e la tutela dei diritti dei cittadini che non si manifesta in forme spettacolari e, quindi, può essere poco visibile e conosciuta.

cittadini attiviSu questo sito abbiamo già analizzato in precedenti articoli gli strumenti di partecipazione a disposizione dei cittadini e la metodologia della valutazione civica introdotta e sistematizzata da Cittadinanzattiva.

La valutazione civica nel corso degli anni, si è dimostrata un metodo efficace, in grado di fornire risultati preziosi per il miglioramento della qualità dei servizi. La valutazione civica è condotta da cittadini e non da società specializzate o da esperti sulla base di una formazione di base sulla metodologia adottata. Sperimentata nella sanità, nei trasporti, nel trattamento dei rifiuti non è, però, mai stata considerata parte integrante dei processi decisionali. Forse perché è meglio se i cittadini restano semplici spettatori di decisioni prese da altri?

Comunque un’esperienza del tutto nuova è stata la valutazione civica dei Tribunali civili.

valutazione civicaIl progetto, svoltosi in collaborazione con l’Associazione nazionale magistrati e l’Associazione dirigenti della giustizia ha visto il coinvolgimento diretto dei cittadini che sono entrati nei tribunali per valutare la qualità del servizio, attraverso interviste ai dirigenti e osservazione diretta.

Il report (vedi: www.cittadinanzattiva.it) scaturito dalla valutazione civica è stato molto discusso sulla stampa nazionale ed ha segnato già un primo obiettivo raggiunto perché ha dimostrato che del servizio giustizia si può discutere anche se non si è addetti ai lavori.

Anzi, si è dimostrato che i cittadini possono, insieme a chi esercita un ruolo di responsabilità nei tribunali, mettere sotto esame la funzionalità dei servizi e produrre proposte utili.

Il punto di partenza nella valutazione è stata la “carta dei diritti del cittadino nella giustizia”, proclamata nel 2001, presentata a tutte le istituzioni nazionali (Parlamento compreso) e a Strasburgo alla Cepej (Commissione europea per l’efficienza della giustizia).

Si è trattato di un primo esperimento, ma è servito a dimostrare la capacità dei cittadini organizzati di proporsi come attori della politica in un ruolo non alternativo, ma concorrente a quello delle istituzioni democratiche agendo sul governo della società e sull’interesse generale, e non solo sulla soluzione di singoli problemi o sulla mera difesa di interessi privati.  L’esperimento è riuscito e ha dimostrato che anche in Italia è possibile parlare di giustizia attraverso un’analisi concreta del rapporto tra servizio offerto e cittadini che vi accedono e non facendone un’arma di scontro funzionale ai reati e ai processi dell’ex Presidente del Consiglio.

Angela Masi

1 commento
  1. dimitra dice:

    Sono anni che dico che i cittadini dovrebbero parlare di giustizia e soprattutto proporre soluzioni. Se la carta del cittadino è del 2001 posso solo dire che ad oggi è stata del tutto disattesa. Adesso che c’è la riforma sui tavoli bisognerebbe far sentire la propria voce. Lette le dichiarazioni di Davigo, aggiungo: è’ chiara la mano della Lobby degli avvocati nella riforma. Pensare che oggi l’arbitrato c’è già, ma lo fanno tutte le professioni. Se passa la riforma da domani saranno solo avvocati a poterlo fare, anche se ho letto che l’ordine dei commercialisti ha già protestato e chiesto una rettifica. Nel mentre che le varie lobby litigano tra loro… non si può lanciare l’idea che, a costo zero, per ridurre i processi civili basterebbe inserire il giuramento della parte e l’obbligo di dire la verità, come per il testimone? Pochissimi sanno che questo obbligo in Italia non esiste e che l’art l’88 cpc è tutt’altra cosa.. L’obbligo di dire la verità c’è quasi in tutti i paesi europei dove i processi civili sono la metà. Guarda caso…! Le due questioni sono collegate e basterebbe leggere i vari rapporti cepej per averne certezza. In svizzera l’art 306 cp punisce fino a tre anni la parte che mente in un processo civile e se la mettessimo in Italia le cause si ridurrebbero di colpo. Ma ovviamente anche qui gli avvocati si opporranno perchè se le parti fossero obbligare a dire la verità, loro come potrebbero insistere “nel gioco delle parti” . A dire il vero qualcuno ogni tanto ci prova a proporre la modifica, ma poi si arena tutto.. Ci riproviamo? Cordialità Dimitra

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