L’Italia nella palude: il concetto di rendita

Con una certa approssimazione si può affermare che vi è la possibilità di estrarre una rendita tutte le volte che i meccanismi caratteristici di un mercato aperto e concorrenziale sono o vengono messi fuori gioco, ogni volta che viene accordato un privilegio il cui effetto è di falsare la concorrenza. I casi tipici sono quelli in cui un’impresa riesce a ottenere una posizione dominante sul mercato tale da consentirgli di fissare i prezzi a suo piacimento, senza essere condizionata dalla concorrenza; oppure quelli in cui lo stato, con un proprio provvedimento, istituisce un monopolio, non importa se poi esso venga assegnato a un operatore privato o pubblico.

Possiamo, dunque, distinguere fra una “rendita di mercato” e una “rendita non di mercato”.

La rendita di mercato è, per così dire, fisiologica nei processi di mercato. Nel breve periodo, la linea di demarcazione fra ricerca della rendita (rent seeking) e ricerca del profitto (profit seeking) è molto labile e difficile da definire concretamente. In qualunque industria, le imprese, piccole o grandi che siano, sono costantemente protese a ricercare quell’innovazione che gli consenta di acquisire un vantaggio competitivo nei confronti delle imprese che operano nel medesimo mercato. Nella misura in cui vi riescono, ne ricaveranno un extra-profitto (o rendita) di entità superiore al guadagno imprenditoriale (profitto “normale”) delle imprese concorrenti. In un mercato competitivo, tuttavia, la pressione della concorrenza sarà tale da azzerare tale extra-profitto in un arco di tempo sufficientemente breve da impedire che la configurazione del mercato ne risulti stabilmente alterata. È questo il modo tipico in cui opera il meccanismo concorrenziale nella realtà.

concetto di renditaL’impresa che ha acquisito un extra-profitto, tuttavia, potrà essere tentata di renderlo stabile e permanente non solo reiterando la dinamica innovativa, che è un comportamento per così dire fisiologico, ma anche ponendo in atto strategie che gli consentano di mantenere la posizione di vantaggio acquisita sottraendosi alla logica concorrenziale. Si tratta, tipicamente, delle strategie che ricadono sotto i divieti della legislazione antitrust: acquisizioni, accordi, barriere all’entrata. Potrà, inoltre, tentare di ottenere protezione, normative favorevoli, esclusive, ecc. da parte dei decisori politici. Ma con ciò siamo, concettualmente, nel caso successivo.

La rendita non di mercato richiede, invece, l’ingresso sulla scena dello stato in tutte le sue articolazioni ovvero il governo e l’amministrazione pubblica e del sistema della rappresentanza politica. La maniera più semplice, chiara e generale di definire il concetto di rendita in questa accezione è di sottolinearne il carattere di reddito derivato, che non rappresenta creazione di nuova ricchezza, ma costituisce un prelievo sulla ricchezza già prodotta, chiunque l’abbia prodotta. Questa definizione ha il pregio di mettere subito in rilievo la valenza negativa che inerisce alla rendita in una visione della distribuzione del reddito giustificata dall’apporto produttivo di ciascuno.

conquista privilegiIl processo che pone in essere una rendita non di mercato può originare sia dal lato dell’operatore pubblico sia dal lato degli agenti economici sia da quello di intermediari politici, ma consisterà sempre nell’istituzione di un privilegio esclusivo a favore di un determinato soggetto economico per il tramite del potere di cui dispongono, direttamente o indirettamente, i membri del governo, dell’amministrazione pubblica o dei partiti. Il processo che genera la rendita, in questo caso, può assumere le forme più svariate. Può trattarsi della concessione di un privilegio, come l’accesso esclusivo a una determinata risorsa o l’esercizio in esclusiva di una determinata attività; può trattarsi di acquisti effettuati dalla pubblica amministrazione a prezzi superiori a quelli di mercato o di salari e stipendi sensibilmente più elevati della media erogati ai dipendenti di imprese che fanno capo all’operatore pubblico; può trattarsi anche di una tassazione che privilegia ingiustificatamente determinati gruppi di persone o di operatori economici.

Lapo Berti – (secondo di tre articoli) da www.lib21.org

1 commento
  1. Miki dice:

    L’unico modo per equilibrare la distribuzione di ricchezza e’ la politica fiscale….e una iniezione di principi morali

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