CLIMA: concretezza non agitazione
Il riscaldamento globale è una realtà impossibile da negare. Che sia opera dell’uomo o della natura conta poco perché vanno comunque tagliate le emissioni di CO2. Per questo in Europa da anni è in corso una transizione energetica per ridurre l’uso di gas e petrolio. L’allarmismo colpevolizzante per convincere gli europei ad accettare sacrifici e rinunce è però sbagliato perché pretende di scambiare un danno immediato con un beneficio lontanissimo nel tempo. E poi la favoletta del “salviamo il pianeta” e della “casa che brucia” non funziona più. Le emissioni europee sono il 7-8% di quelle globali e senza un impegno mondiale la situazione continuerà a peggiorare.
Ci vuole concretezza. Fare il possibile in equilibrio con le altre economie per adattarsi al clima che muta è il cuore della questione. Non è possibile che ogni volta che c’è un picco di caldo o che esonda un torrente arriva in tv l’esperto che ci colpevolizza perché bruciamo gas e petrolio. Un inutile inganno. Bisogna sbrigarsi con le azioni concrete di adattamento tra cui innanzitutto le opere idrauliche. La stranezza è che i “talebani” del clima sono anche gli stessi che, con la scusa del paesaggio, ostacolano gli impianti delle energie rinnovabili (la Sardegna diretta dalle sinistre ha dichiarato inutilizzabile il 90% del territorio). E poi vogliamo capire che ci vuole il nucleare? Insomma l’agitazione declamatoria ha rotto
3 luglio 2025


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