Crisi dell’auto: un fallimento collettivo
Arriva il 2025 ed entra in vigore un regolamento europeo che infliggerà pesanti multe alle aziende automobilistiche che non rispettino limiti di emissione raggiungibili solo vendendo almeno un veicolo elettrico ogni 4 veicoli a benzina/diesel. Nel 2035 poi è già stato deciso lo stop alla produzione di veicoli con motore endotermico. Intanto i consumatori non comprano auto elettriche sia per i costi eccessivi sia, soprattutto, per l’inadeguatezza della rete di ricarica. D’altra parte se ci fossero milioni di auto elettriche non basterebbe l’energia elettrica prodotta oggi e andrebbe ricostruita la rete di distribuzione. Tutti processi che richiedono molto tempo, ma le scadenze imposte dall’Europa sono micidiali, praticamente una condanna all’estinzione dell’industria europea dell’auto in favore di quella cinese assolutamente superiore per quantità, qualità e prezzi delle auto elettriche.
La Commissione europea del 2019, appoggiata dai governi, ha adottato un Patto verde scritto sull’onda di un ambientalismo fanatizzante che ha imposto i suoi precetti come dogmi indiscutibili, supremi e incondizionati. Erano gli anni del fenomeno Greta che si imponeva a tutte le opinioni pubbliche occidentali e travolgeva le istituzioni politiche. Inseguendo Greta nulla sembrava abbastanza. L’autoflagellazione era obbligatoria. La crisi di oggi deriva da quelle follie la cui responsabilità ultima è degli elettori che hanno votato forze politiche che hanno scritto ed imposto i dogmi green fregandosene delle conseguenze economiche e sociali e sono ancora ai posti di comando
4 dicembre 2024
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