Europa: concretezza non lagne

L’Unione europea è andata a sbattere con la realtà. Pochi anni fa al centro c’era la predicazione ambientalista e tutti idolatravano senza vergognarsi una sedicenne trasformata in oracolo. Questo permise di anteporre l’ideologia agli interessi e così l’Europa (8% delle emissioni globali) assunse su di sé l’onere di bloccare il riscaldamento globale. A fronte di un piccolo taglio delle emissioni ogni sacrificio sembrò giustificato e la Cina divenne l’economia leader della elettrificazione energetica (dagli impianti per le rinnovabili ai veicoli elettrici).

La guerra in Ucraina ha messo di fronte l’Europa alla debolezza delle sue difese. Trump ha completato il risveglio dai sogni della pace perpetua annunciando il ritiro degli Usa dall’Europa. La guerra di Gaza è il prodotto dello scontro fra strategie con al centro l’egemonia nel medio oriente e in Africa e la conquista dei mercati europei. La via cinese con Iran e Russia come alleati e l’alternativa via del cotone fondata sulla pace e sui Patti di Abramo. Con i dazi Trump vuole aumentare le entrate del bilancio Usa con una tassa sui consumi a carico degli americani provando anche ad indebolire la concorrenza delle altre economie. La dimensione delle sfide impone un’estrema concretezza. L’Europa ha pochi anni per decidere. Vuole restare un mercato comune fatto di regolazioni dettagliate o vuole essere un protagonista sulla scena internazionale? I trattati la legano, bisogna superarli o riscriverli. Non è più tempo di retorica e di lagne

17 luglio 2025

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