Fondo volo e integrazioni salariali: il welfare dei privilegi
Cosa c’è di meglio che stare tanti anni in cassa integrazione con una bella indennità pagata dalla fiscalità generale (cioè da noi tutti) che può arrivare quasi allo stipendio pieno e contemporaneamente fare altri lavoretti in nero?
È la storia venuta allo scoperto con lo scandalo dei piloti ex Alitalia in cassa integrazione a 10mila euro al mese che lavoravano per altre compagnie aeree. Il miracolo che permette tutto ciò è il Fondo speciale per il trasporto aereo che riguarda 150mila lavoratori e che è a carico dei viaggiatori (3 euro a biglietto) e della fiscalità generale. Diversamente da altre forme di integrazione salariale pagate in gran parte dai contributi di aziende e lavoratori qui si arriva al 4% e il resto ce lo mettiamo noi.
Ricordate il salvataggio di Alitalia da parte del governo Berlusconi? Ebbene una parte dei dipendenti fu messa in cassa integrazione fino a sette anni a carico dello stato. In verità nella storia delle integrazioni salariali – ordinaria, straordinaria, in deroga, di mobilità – con l’aggiunta degli scivoli e dei prepensionamenti durate di 5 – 7 – 9 anni sono tutta’altro che rare. Alla fine solo i trattamenti ordinari (cioè per crisi e ristrutturazioni aziendali e di breve durata) sono pagati con i contributi. Gli altri li paga la fiscalità generale.
Certo quando si tratta di operai a mille euro al mese la cosa appare meno scandalosa, così come quando ci si dimentica dei baby pensionati che a 40 anni o anche meno hanno smesso di lavorare perché magari prendono 800 euro di pensione.
Ora, bisogna domandarsi se ha senso e se è giusto che una parte dei lavoratori ricevano trattamenti che somigliano a rendite, mentre tanti altri sono poveri o disoccupati e non ricevono niente o una miseria. Di fatto il solo Fondo volo costa più di tutti gli interventi di lotta alla povertà.
Il progetto di riforma del governo di riportare tutti questi trattamenti ad una misura generalizzata di assistenza alla disoccupazione (ASPI e NASPI) è la cosa più sensata che si potesse fare. E la più coraggiosa perché, ovviamente, i sindacati di quelli che si beccano 7 anni di integrazione gridano di diritti violati. Quelli dei loro iscritti però
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