I dazi che svolazzano intorno a Trump

Oggi, secondo Trump, è il Giorno della Liberazione, il giorno in cui Trump annuncerà nuovi dazi doganali ingenti che si aggiungeranno a quelli già imposti su acciaio, alluminio e automobili.

Trump sostiene che i dazi:

  1. Non aumenteranno il livello dei prezzi, perché i produttori stranieri assorbiranno il costo.
  2. Provocheranno un forte spostamento della domanda statunitense dalle importazioni alla produzione interna.
  3. Genereranno enormi quantità di entrate fiscali nelle casse dello Stato.

La (1) è incoerente con (2): se i prezzi relativi delle importazioni non aumentano, perché i consumatori passerebbero a beni prodotti internamente?

Allo stesso tempo, la (2) è incoerente con (3): se le importazioni diminuiscono molto, le tariffe non faranno aumentare il gettito fiscale, perché non ci sarà molto da tassare. La narrazione pubblica sui dazi non ha alcun senso.

Parlando dei rapporti commerciali con l’estero, Trump ha detto che l’Europa è una “parassita” che vive a loro spese. Evidentemente non ha un economista che gli spieghi la logica degli scambi con l’estero.

Un paese che ha un surplus commerciale, cede risorse reali al resto del mondo invece di impiegarle al suo interno.

Un surplus commerciale nei confronti dell’America vuol dire che cediamo all’America più beni e servizi di quanto prendiamo da loro: noi produciamo per il consumo delle famiglie americane.

Di conseguenza, gli Stati Uniti spendono in importazioni più di quanto incassano dalle esportazioni. Come è possibile spendere più di quanto si incassa? E’ possibile solo indebitandosi. E da dove arrivano i fondi? Dall’Europa. La controparte dello squilibrio tra importazioni e esportazioni nel mercato dei beni è lo squilibrio tra risparmio e investimento nel mercato dei fondi . L’eccesso di risparmio europeo, non trovando impiego all’interno, defluisce negli Stati Uniti per finanziare l’eccesso di spesa.

Il flusso con l’estero di fondi disponibili per l’accumulazione di capitale e il flusso con l’estero di beni e servizi sono quindi due facce della stessa medaglia. Noi quindi vendiamo a credito e loro spendono a debito. I “parassiti”, casomai, sono loro che vivono a spese nostre. Gli americani vivono infatti al di sopra dei loro mezzi e lo fanno sia perché il risparmio privato è basso sia perché il deficit pubblico è elevato.

La somma del deficit pubblico e del deficit privato è esattamente uguale al deficit con l’estero ( deficit commerciale in senso largo).

Alberto Graziani (da facebook)

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