Il debito pubblico che affossa l’Italia
Il debito pubblico è alla base di tutto: crisi demografica, calo della produttività, emigrazione dei giovani. Se ne parla da molti anni senza riuscire a superare il sottosviluppo intellettuale che conduce i politici a ricorrere al debito per consolidare il consenso tra gli italiani che, a loro volta, fanno finta di non sapere che il bonus, la regalia, l’accaparramento di una erogazione di denaro pubblico sono altrettante speranze di vita tolte alle generazioni successive. Eh già perché il debito pubblico è prima di tutto una ingiustizia generazionale. Chi è in pensione oggi pretende da chi lavora le risorse per poter vivere bene. Ma se le generazioni precedenti hanno lasciato un indebitamento che supera la crescita del Pil chi verrà dopo non avrà lo stesso trattamento e l’economia nazionale sarà indebolita per carenza di investimenti.
La domanda cruciale è: per cosa è stato fatto il debito? Per migliorare l’infrastrutturazione del Paese e sostenere lo sviluppo economico o per lenire le insoddisfazioni sociali incentivando i consumi? Tutta la politica dei bonus e degli incentivi all’acquisto di veicoli rientra in quest’ultima categoria. Non lascia nulla alle generazioni future consumando persino i frutti del loro lavoro. La formula italiana è sconcertante: più debito, meno scolarizzazione, meno formazione e ricerca, minori retribuzioni. Il calo della natalità e l’emigrazione dei giovani completano il quadretto. La speranza che i vuoti saranno riempiti dall’immigrazione è un espediente per sfuggire alle proprie responsabilità.
21 maggio 2024
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