La droga del deficit che ci salverà

Pubblichiamo un articolo di Mario Seminerio tratto da www.phastidio.net

Ma voi la sapete quella del paese scarsamente produttivo che tuttavia riuscì a scavarsi alacremente la fossa? No? Ve la racconto. C’era una volta un paese che esprimeva governanti convinti che l’universo complottasse contro di esso. Una parte dell’universo, nello specifico: la regione in cui tale paese era situato.

Ad ogni elezione, i governanti pro tempore si dicevano certi di aver trovato la soluzione alle angustie della popolazione, sempre più anziana e sempre meno istruita, anche a seguito dell’emigrazione dei soggetti meno patriottici. Una popolazione sfibrata, in passato colpita da pesanti salassi per ripagare il debito fatto da chi per decenni diceva che quello sarebbe stato il passaporto per la prosperità.

E così, di volta in volta, ecco le soluzioni: ad esempio, un grande piano di mance alla popolazione, diciamo 80 euro al mese per alcuni milioni di cittadini lavoratori a reddito basso ma non bassissimo. Da lì, come d’incanto, sarebbe scaturita la fiducia, il boom dei consumi, la ripresa degli investimenti, il Rinascimento italiano.

Per riuscire a finanziare queste misure servivano soldi. Che fare, quindi? Idea: aggiungere deficit. Oggi si dice attingere al deficit, quel pozzo di San Patrizio che tanto bene fa alla popolazione. Dopo uno psicodramma negoziale che sfocia in psicodramma, si giunge ad un accordo di compromesso con l’Entità Esterna che vigila sui conti del paese. Che poi è una comunità di stati sovrani, che si sono dati regole di cooperazione. Ma è chiaro che tale presunta cooperazione è sempre stato in realtà un ignobile espediente per impoverirci. Sin quando non abbiamo aperto gli occhi.

Per trovare quei soldi, si promette all’Entità Esterna che, ove non altrimenti reperibili, per restituirli si provvederà a tassare di più i consumi. Affare fatto! Passa un anno, il deficit seminato nell’Orto dei Miracoli non ha prodotto il miracolo sperato e si deve quindi mettere mano all’aumento della tassazione dei consumi. State scherzando, vero? Sarebbe una catastrofe, vergogna, l’Entità Esterna ci vuole affamare, è un complotto per mettere le mani sul nostro servizio di piatti del dì di festa. C’è gente che è morta, per ridarci il deficit la libertà!

Tosto, si convocano le televisioni per informare il Popolo che stiamo resistendo alla cattiva Entità Esterna, di cui viene fatta sparire la bandiera. Dopo ulteriore snervante negoziato con l’Entità, si ottiene di poter restituire solo una parte di quel prestito, accendendone un altro. Nel frattempo, il governo è cambiato, sono arrivati dei veri patrioti che hanno scoperto, dopo anni di esercizio ed esperimenti su Twitter, che tagliando le tasse l’attività economica esplode e quel taglio viene ripagato, sempre con corposi interessi.

Metti sul mio conto, Entità Esterna! Tra un anno tornerò qui e ti ridarò tutto con gli interessi. “Ma veramente lo devi ridare non a me ma ai tuoi connazionali ed anche agli stranieri che hanno comprato quel debito”, echeggia una vocina dall’Entità Esterna. “Sono sciocchezze!”, replicano i Patrioti. “Se solo potessimo crearci i soldi che ci servono, metteremmo in moto un circolo virtuoso con cui fare crescere l’economia, e avremmo modo di ripagare tutto, con gli interessi e oltre!”.

Nel frattempo, per prestare soldi al Tesoro del paese, i creditori richiedevano tassi sempre più alti. “Voi non capite, noi siamo ricchi!”, ripetevano i Patrioti pro tempore al governo.

Nel frattempo, il paese viveva una vera e propria rinascita culturale. Era tutto un florilegio di dibattiti e convegni su John Maynard Keynes e contro una cosa chiamata “neoliberismo” che non era chiaro cosa fosse esattamente ma che era chiarissimo avesse sino a quel momento impoverito il paese. Milioni di cittadini sognavano ad occhi aperti la socialdemocrazia e finanche il socialismo, quella magica condizione in cui lo Stato pensa a te, dalla culla alla tomba, nel caso anche stampando denaro, e tu nel frattempo puoi restare sul divano a guardare Barbara D’Urso in televisione.

Ma nessuno intendeva votare per partiti di sinistra perché, in quel caso, sarebbero arrivate nuove tasse per finanziare il welfare. “Meglio creare banconote, meglio ancora se con la faccia di Tardelli sopra”, rispondevano convinti i Patrioti. “Non metteremo le mani nelle tasche degli italiani!” In questo clima di fervore culturale, le radio suonavano il remake attualizzato di una canzone del grande Renato Carosone: “Io, MMT e tu“.

A parte ciò, “Keynes sì che sapeva come combattere le recessioni!”, strepitavano i Patrioti. “Faceva deficit quando c’era crisi”. Una vocina si levava chiedendo “ma sapete che, quando l’economia torna a crescere, il precetto di Keynes era quello di stringere i cordoni della borsa, per ripagare il debito?” Pronta, arrivava la risposta: “‘zzo dici, da noi la ripresa non c’è mai stata, e comunque la nostra idea è quella di fare più deficit quando c’è crisi e più deficit quando c’è ripresa. Vorrete mica soffocare la ripresa in culla, eh? Eh?”. Non fa una piega, in effetti.

Nel frattempo, il tasso d’interesse richiesto dai creditori sul debito pubblico del paese era sempre più alto, e la spesa pubblica si gonfiava per pagarne gli interessi. “Ma chi se ne frega, quest’anno abbiamo fatto più deficit per 4 miliardi, è solo l’inizio”. La solita vocina, sospirando, faceva presente che nel frattempo la maggiore spesa annua per interessi era di 5 miliardi, ma veniva zittita dalla rabbia sempre più cupa dei cittadini.

“Sentiamo delle vocine: o siamo il popolo eletto dal Signore, oppure qualcuno sta cercando di fregarci!”, ringhiavano molti cittadini, sgranando nervosamente un rosario e danneggiandosi i denti mordendo crocefissi, perché era stato loro detto che “Maria e il Signore ci proteggono da lassù”. Si levava anche qualche isolato bestemmione per la mancata crescita, di quando in quando; di solito appena prima che si celebrassero convegni pro-famiglia in cui si chiedeva di mettere fuorilegge l’aborto, uno dei maggiori responsabili della nostra mancata crescita, giuravano in molti. E c’erano anche luminari che ricalcolavano il Pil senza la legge 194: un boom senza precedenti.

Ma eravamo e restavamo ad un passo dal decollo: bastava solo attingere ad un po’ di deficit aggiuntivo, e il meccanismo virtuoso si sarebbe innescato. “Ancora un po’ di deficit, ci siamo quasi, l’ultimo e poi inizierà il riscatto!”, si sgolavano i Patrioti. Ma il miracolo tardava a compiersi. Anzi, la crescita era sempre più esile, e in alcuni periodi si trasformava in una contrazione. “Per forza, è evidente che, con tutte queste vocine, la popolazione è a disagio e non riesce a spendere e crescere!”, berciavano i patrioti.

Ormai l’intero paese era in preda ad una nevrosi sempre più grave: i telegiornali dicevano che non riuscivamo a crescere perché nottetempo continuavano a sbarcare stranieri, che poi divoravano i nostri alberi e svuotavano le nostre dispense. Altri sostenevano che non riuscivamo ad arricchirci perché, in giro per il mondo, c’erano dei malvagi che spacciavano formaggi rancidi ed altre porcherie bisunte scrivendoci sopra “Made in Italy”.

Ma ormai la decisione era presa: serviva fare altro deficit, a cui “attingere”, per arrivare finalmente a crescere. L’ultimo buco e poi è fatta, giuro.

1 commento
  1. Paolo Bassanini dice:

    Questo articolo è meraviglioso, difficile smettere di ridere, e denso di spunti di riflessione.

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