Il nazionalismo è la guerra

Pubblichiamo l’ultima parte del discorso al Parlamento europeo di Francois Mitterrand Presidente della Repubblica francese pronunciato il 17 gennaio 1995

Vi ringrazio della pazienza e dell’attenzione con le quali avete voluto ascoltarmi. E terminerò con qualche osservazione che sarà più personale. Uno scherzo del destino ha voluto che io nascessi durante la Prima guerra mondiale e che io facessi la Seconda guerra mondiale. Ho vissuto dunque la mia infanzia in un contesto di famiglie lacerate, che piangevano i loro morti, che coltivavano un rancore e a volte un vero e proprio odio verso il nemico di ieri, verso il nemico tradizionale. Ma, signore e signori, noi siamo cambiati di secolo in secolo, le tradizioni sono in costante cambiamento. Quello che voglio dirvi è che la Francia ha combattuto tutti i paesi d’Europa, eccetto la Danimarca. E ci si chiede il perché.

La mia generazione ha fatto il suo corso, questi sono i suoi ultimi atti, questo è uno dei miei ultimi discorsi pubblici. Bisogna dunque assolutamente trasmettere ai posteri il nostro messaggio. Voi stessi, del resto, siete in tanti ad aver conservato l’insegnamento dei vostri padri, ad aver conosciuto le ferite del vostro paese, la tristezza, il dolore per il distacco da coloro che non ci sono più. La presenza della morte. Tutto ciò solo a causa dell’inimicizia che correva tra i popoli europei. Bisogna trasmettere, non questo odio, ma al contrario l’opportunità di riconciliazione che noi dobbiamo a tutti coloro che dal 1944-45, loro stessi feriti, dilaniati nella loro vita personale, hanno avuto l’audacia di concepire quello che può essere un futuro più radioso fondato sulla riconciliazione e sulla pace.

È questo che noi abbiamo fatto. Non ho maturato questa convinzione per caso. Non l’ho maturata nei campi tedeschi, dove ero prigioniero. O in un paese che era lui stesso occupato, come lo erano molti dei vostri. Ma mi ricordo che, pur venendo da una famiglia che coltivava alcune virtù, di umanità e benevolenza, tuttavia quando si parlava dei tedeschi, se ne parlava con animosità. Me ne sono reso conto, quando ero prigioniero di guerra, cercavo di evadere e ho incontrato dei tedeschi e ho vissuto qualche tempo in Baden Wurtemberg, in una prigione. E parlando con i tedeschi che erano lì, mi sono convinto che noi amavamo la Francia come loro amavano la Germania. Vi dico questo per far comprendere che ognuno ha visto il mondo dal proprio punto di vista e quel punto di vista era generalmente deformante.

Bisogna vincere i propri pregiudizi, quello che vi domando è quasi impossibile, poiché bisogna superare la nostra storia. Se non riusciremo a superarla bisogna sapere che una regola si imporrà, signore e signori: il nazionalismo è la guerra!

La guerra non è solamente il nostro passato, può anche essere il nostro futuro. E siamo noi, siete voi deputati che siete ormai i guardiani della nostra pace, della nostra sicurezza, del nostro futuro. Grazie

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