Pandemia: l’esempio che viene dalla destra

Una pandemia è un evento oggettivo facilmente riscontrabile prendendo atto degli ammalati e dei morti. È comprensibile che tra medici, ricercatori e scienziati ci siano opinioni diverse sulle cause e sulle cure. Solo chi ha una visione magica e monolitica della scienza può immaginare che esista UNA verità ufficiale. La scienza è fatta di prove, esperimenti, ipotesi. È soprattutto ricerca fondata su un metodo. Nessuna verità assoluta, ma solo approssimazioni fondate sulla sperimentazione.

Anche sul Covid il dibattito tra esperti è stato fin dall’inizio acceso. È normale che accada. Non è, invece, normale che sulla realtà della pandemia fatta di centinaia di migliaia di morti e milioni di ammalati si svolga una battaglia politica che può avere conseguenze tragiche sulla vita delle persone.

La particolare versione di destra che si è affermata a livello mondiale  – la destra cosiddetta populista sovranista – attraverso i suoi leader ha fin dall’inizio rifiutato di riconoscere la realtà della pandemia. Sono già agli atti della storia discorsi, dichiarazioni e (purtroppo) tweet di Trump, Boris Johnson, Bolsonaro e Salvini. Come se avessero una bussola in testa tutti si sono subito orientati verso la negazione della gravità del virus. Ovviamente imitatori e fiancheggiatori si sono messi all’opera e hanno confezionato le teorie complottiste, specialità di un mondo internettiano che non riconosce competenze e meriti e mette l’ignorante preso dalla strada al pari dello scienziato.

Prevent virus and germs

Ciò che colpisce, però, è che la bussola del negazionismo continui persino oggi quando l’evidenza della pandemia dovrebbe essere chiara a tutti. Si può discutere ovviamente su come agire e sulle misure di cautela da adottare, ma l’esibizione di ignorante arroganza messa in atto da quelli che sono i leader di maggior peso che le destre possono vantare a livello mondiale è stupefacente. Il campionario è vasto: l’immunità di gregge che andava cercando Boris Johnson, le iniezioni di clorochina di Trump, le smargiassate di Bolsonaro, le giravolte di Salvini tra chiusure e aperture.

Il tratto comune è l’irresponsabilità e la superficialità basate sul rifiuto delle competenze. I leader delle destre ci dicono che non sopportano regole e limiti anche quando è in gioco la vita delle persone. Meriterebbero di essere rifiutati dai loro elettori per manifesta incapacità di affrontare situazioni difficili che richiedono anche solo semplici doti di equilibrio e di discernimento della realtà. E, invece, proprio per questo messaggio continuano a riceverne il consenso.

Pochi giorni fa alcuni dei maggiori esponenti tra quelli che negano la pericolosità del virus si sono ritrovati in Senato. Alcuni dei partecipanti (Sabino Cassese, Zangrillo, Maria Rita Gismondo per esempio) hanno portato contributi che nel contesto giusto avrebbero alimentato un confronto utile. E, invece, tutta l’attenzione dei giornalisti è stata attirata dalle dichiarazioni e dai gesti di pochi personaggi lì presenti, primo fra tutti Salvini. Le sue parole e il suo comportamento hanno espresso il senso e la sintesi dell’incontro. Una parte degli italiani, passata la grande paura vuole liberarsi di vincoli ed obblighi? Salvini dà loro ragione e rappresenta anche fisicamente un messaggio: il virus non c’è più, fate come vi pare.

Così dopo mesi passati a contare i morti ci ritroviamo a litigare sull’esistenza e sulla pericolosità del Covid 19. È naturale che ognuno veda le cose dal suo punto di vista, ma anche se si ha la fortuna di vivere in un contesto nel quale non ci sono stati morti, non si può ammettere che non si percepisca la gravità di ciò che è accaduto e che sta ancora accadendo. Ormai tutti dovrebbero aver capito che nessuno è isolato e finchè i casi di contagio ci sono e la pandemia continua ad avanzare oltre i confini non è possibile dichiararsi al sicuro. Dovremmo essere concentrati su come gestire la convivenza con il virus evitando che si diffonda di nuovo.

Invece, la destra populista e sovranista ci tiene a farci sapere che se ne frega perché nessuna regola deve essere imposta ai comportamenti delle persone. Non interessa discutere del miglior equilibrio tra limiti e possibilità, ma far passare con atti e parole un esempio che, inevitabilmente finisce per essere imitato. Purtroppo il gioco è chiaro: se torna il contagio si darà addosso al governo, si dirà che è un complotto, che il virus ce l’hanno riportato i migranti o un’altra delle tante scemenze che vengono diffuse sui social. Tutto pur di non dover riconoscere le proprie responsabilità. Un modo di fare politica corsaro che non guarda al bene comune, ma unicamente alla propria affermazione del momento.

Ma se il principio che guida è questo come si fa a governare nell’interesse di tutti? Semplicemente non si fa

Claudio Lombardi

1 commento
  1. claudio gasbarrini dice:

    Ma perché la destra populista rifiuta di riconoscere la realtà della pandemia?
    In Italia c’è una motivazione legata al ruolo di partiti di opposizione, ma questa è una componente marginale e comunque il fenomeno è di portata mondiale.
    Un primo aspetto riguarda la concezione dello stato propria dei partiti o dell’ideologia “di destra”: lo stato deve intervenire il meno possibile evitando di interferire con il corso degli avvenimenti. Soprattutto non è accettata l’idea di essere costretti ad azioni il cui beneficio è genericamente rivolto agli altri cittadini indipendentemente dalla posizione sociale o dal loro comportamento. Si tratta della stessa diffidenza od ostilità ad aiutare chi si trova in difficoltà in generale. Infatti per la destra il senso dell’appartenenza comune scatta molto più facilmente quando si individua un nemico esterno che si riesce a contestualizzare (la Cina? La UE?).
    Poi c’è la componente populista (e qui non si parla solo di destra) dove emerge il rifiuto di tenere in considerazione dei punti di riferimento strutturati: organizzazioni, istituzioni, competenze. Basta pensare a Trump e l’OMS, le discussioni sui talk show, la diffusione di argomenti via social, l’insofferenza verso ogni percorso che ha un minimo di approccio scientifico (vedi farmaci miracolosi o esperienze pur significative promosse rapidamente a dogmi).
    Naturalmente ogni occasione è buona per rivolgere l’attenzione ad argomenti più vari senza un necessario approfondimento: il 5G, le lobby farmaceutiche, il controllo degli individui.
    Resta la difficoltà ad accettare il fatto che situazioni così complesse richiedono competenze e capacità che devono operare in modo organizzato e non possono essere lasciate al passa parola.
    E’ dovuto intervenire il Presidente Mattarella per ricordare che la libertà individuale si deve limitare quando arreca danni agli altri.

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