Il sacro vincolo del 3%
Da anni siamo abituati a vedere nel 3% un limite invalicabile svincolato da qualsiasi razionalità. Poteva essere il 2 o il 4,5 e, invece, è il 3%. D’accordo abbiamo firmato un patto, ma qualunque patto si può modificare con un altro patto. Il 3% che si riferisce all’incremento del rapporto deficit/PIL è nato forse da un comandamento divino? No, ecco che notizia riportano i giornali.
Il parametro del 3% nasce negli anni ’80 dall’esigenza di François Mitterand di mettere un freno alla spesa pubblica in Francia e ad indicarlo è stato un giovane funzionario dello Stato, Guy Abeille, che ricevette l’incarico dall’alto funzionario del ministero delle finanze cui si rivolse lo stesso Mitterand.
Ecco come Guy Abeille ricorda come si giunse alla “storica” decisione: «Prendemmo in considerazione i 100 miliardi del deficit pubblico di allora. Corrispondevano al 2,6 % del Pil. Ci siamo detti: un 1% di deficit sarebbe troppo difficile e irraggiungibile. Il 2% metterebbe il governo sotto troppa pressione. Siamo così arrivati al 3%. Nasceva dalle circostanze, senza un’analisi teorica….Mitterrand aveva bisogno di una regola facile. Tre per cento? È un buon numero, un numero storico che fa pensare alla trinità».
Sperimentata in Francia quella regola fu promossa da “francese” ad “europea” ed entrò a pieno titolo nei parametri di Maastricht.
L’allora Ministro delle Finanze tedesco Theo Waigel ha svelato come ci si convinse che il 3% era il numero giusto «Il livello di indebitamento europeo all’inizio degli anni ’90 era pari a circa il 60% del Pil. La crescita nominale era circa il 5%, e l’inflazione al 2%. In questa situazione i debiti potevano crescere al massimo di un 3 % all’anno, per non superare la soglia del 60%».
Se pensiamo che i tecnocrati di Bruxelles si sono ispirati a questo famoso 3 per cento anche per creare la regola che obbliga a limitare il deficit strutturale degli Stati allo 0,5 per cento abbiamo un quadro ancora più completo.
Insomma appare chiaro che tutti i parametri a cui sono legate le politiche finanziarie ed economiche degli stati europei da Maastricht al fiscal compact sono nati da calcoli legati alle situazioni contingenti e dall’esigenza di indicare un numero. Che poi questi adesso siano diventati vincoli assoluti ai quali sacrificare le economie e le condizioni di vita dei popoli appartiene al campo dell’assurdo in verità molto frequentato nella storia dell’umanità.
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