Legge di stabilità: una coperta corta
A seguire i commenti sulla legge di stabilità si riesce a mettere insieme un campionario da lista di nozze. C’è di tutto e l’esercizio coinvolge anche autorevoli economisti (si veda Ricolfi sulla Stampa di oggi) che si prodigano sui quotidiani a sottolineare come gli effetti su questo e su quello non siano sufficienti e non corrispondano alle esigenze del Paese. Ah sì? Ma che scoperta! E noi che pensavamo che esistesse alla base dell’arcobaleno una pentola d’oro piena di miliardi di euro da spendere e che il governo non volesse proprio andare a prenderli o che li avesse presi e non capisse come spenderli. Meno male che qualcuno glielo spiega….
E invece il sogno finisce, ci svegliano e ci dicono che la pentola d’oro non esiste e nemmeno i miliardi e che se li vogliamo dobbiamo prenderli dai contribuenti oppure evitare di spenderli. Il tutto sotto la supervisione dell’Europa ovviamente.
È di pochi giorni fa il fatto (non il commento) che il governo ha dovuto rinunciare a 4,5 miliardi di sforamento rispetto al pareggio strutturale perché ce lo ha imposto la Commissione UE. 4,5 Miliardi in meno, capito?
Con la coperta corta della legge di stabilità non si va lontano e non si può fare altro che tagliare qualcosa dell’IRAP o confermare gli 80 euro di riduzione Irpef per i redditi medio bassi o mettere un po’ di soldi per la decontribuzione dei contratti a tempo indeterminato o per la disoccupazione estesa a milioni di lavoratori, più l’assunzione di 150mila insegnanti e la maternità a prescindere dal contratto di lavoro, ecc ecc..
Questa è la realtà e francamente danno fastidio tutti i commenti che dicono “non basta perché la disoccupazione scenderebbe solo di uno 0,1%” o cose di questo genere. Ecco bisognerebbe consegnare a questi “competenti” il potere e vedere loro nelle condizioni date cosa riuscirebbero a fare.
Di fatto l’unica proposta seria è quella che viene dalla Cgil e da una parte della sinistra che propone una patrimoniale sui redditi e sui patrimoni più elevati. Non è una novità assoluta questa proposta perché sta in campo da alcuni anni ed è stata caldeggiata da molti compresi alcuni veri ricchi consapevoli che dallo sfascio delle economie non avrebbero nulla da guadagnare. Almeno loro capiscono che ci vogliono i soldi e dicono dove prenderli.
Lo snodo cruciale resta però l’Europa che impedisce, grazie al combinato disposto dei parametri del patto di stabilità e crescita e del Fiscal compact, ogni possibilità di aumento della spesa pubblica anche per investimenti. Senza un mutamento delle regole europee nulla si potrà fare. Forse a questo punto non sarebbe male minacciare l’annullamento del Fiscal compact che è un trattato e, come tale, lo si dovrebbe poter denunciare e tornare al solo 3% di deficit eliminando il pareggio strutturale.
Per l’Italia, però, c’è un altro snodo cruciale ed è il sistema di governance interno che coinvolge apparati burocratici centrali e periferici, enti pubblici, aziende pubbliche e partecipate. Questo sistema fondato sulla mediazione corporativa, sullo spreco e sui privilegi (più corruzione e ruberie a gogò) è organizzato intorno alla conquista e controllo delle risorse pubbliche ed è un formidabile distruttore di ricchezza.
Il vero compito a casa che dovrebbe fare l’Italia è questo. Se non lo si fa e bene non solo non c’è credibilità per imporre un cambio dei patti europei, ma non c’è neanche un futuro perché da un secchio bucato non si ottiene nulla
Claudio Lombardi
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