Il sistema Italia che non funziona: l’aeroporto di Crotone
Quando si parla dei limiti del “sistema-Italia” meglio portare qualche esempio concreto. Uno, emblematico, ci è presentato in un articolo pubblicato da l’Espresso e firmato da Federica Bianchi. Si tratta del confronto tra Rzeszów e Crotone, due città che hanno ricevuto finanziamenti dalla Ue per i loro aeroporti con effetti completamente diversi: sviluppo in un caso, fallimento nell’altro.
Ma vediamo come viene ripercorsa la vicenda nell’articolo.
Innanzitutto si tratta di due città che condividono un passato di profonda miseria che le ha spopolate, rendendole aeree di emigrazione verso il più ricco nord, gli Usa e l’Inghilterra. Anche le regioni nelle quali si trovano sono caratterizzate da una diffusa arretratezza. Si tratta di regioni, comunque, che hanno potenzialità turistiche, sia pure con un oggettivo vantaggio per la più assolata Calabria che ha il vantaggio del clima e del mare fra i più belli d’Italia. Entrambe le città hanno puntato sullo sviluppo di un loro aeroporto pur essendocene altri in ambito regionale. Le somiglianze terminano qui.
Lo sviluppo, purtroppo, sta da una sola parte, quella polacca. Rzeszów ha attuato, negli ultimi quindici anni, un programma di rinascita sfruttando ogni centesimo messo a disposizione dall’Unione europea.
Ma cosa sarà mai successo di speciale a Rzeszów? Bè tanto per cominciare il comune ha 30 persone formate dal governo centrale che si dedicano solo a seguire le pratiche di Bruxelles cioè fondi e progetti. Gli investimenti sono saliti del 60 per cento dal 2004 al 2015 e la maggior parte sono stati in infrastrutture, salute pubblica, cultura e turismo. Primo effetto: la crescita della popolazione da 140mila a 180mila abitanti e la conquista del terzo posto fra le città più vivibili della Polonia. In pratica, nel giro di un decennio, il bilancio cittadino è passato da 85 a 318 milioni di euro, il tasso di disoccupazione è sceso al 6,5 per cento e il numero degli studenti per abitante è il più alto dell’intera Unione europea.
E quale sarà mai il segreto del successo? L’attenzione per chi ha scelto di impiantare attività industriali con l’apertura di una “zona economica speciale” e con investimenti nella qualità della vita (servizi in primo luogo) e nell’ istruzione. Effetto? Partiti con 15 aziende ora sono oltre 150 quelle che operano nel territorio.
E a Crotone che è successo nel frattempo? Crotone ha dedicato gli ultimi 20 anni a inseguire alternativamente il sogno industriale perduto e un mosaico di interessi locali. In assoluta coerenza con una regione, la Calabria, che a fine dicembre dovrà restituire oltre 600 milioni di euro comunitari che non è riuscita a spendere nei tempi dovuti. Il comune si vanta di aver effettuato lavori di riqualificazione del centro storico. Già, peccato che i fondi messi a disposizione non sono stati spesi che in parte. Il problema? Semplice quanto banale: ritardi nell’erogazione dei fondi e complicazioni giudiziarie con ricorsi ai Tar che interrompono i lavori ed anche li riaffidano ad una ditta diversa da quella che li ha iniziati. E si sa, quando i soldi dell’UE non vengono utilizzati per tempo devono essere restituiti e si perdono. Però non di soli lavori stradali si vive e, soprattutto, questi non costituiscono una vera una strategia di sviluppo del territorio. Dove stanno i piani strategici ? Insomma che altro si può fare oltre a riparare e costruire le strade? Nebbia.
Ed eccoci al caso dell’aeroporto. L’idea era quella di creare il terzo scalo di una regione con solo 2 milioni di persone. E così è stato. Peccato che dal 15 aprile scorso l’aeroporto è ufficialmente fallito e che gli azionisti pubblici (Camera di Commercio, Provincia, Regione, comune di Crotone) l’abbiano abbandonato. E i finanziamenti europei (ben 31 milioni di euro)? Tra il 2000 e il 2013 sono riusciti a spendere solo 4,7 per l’ammodernamento dell’aerostazione tra burocrazia e assenza di idee chiare (niente allungamento della pista di decollo e niente pensilina per la pioggia). Per farsi un’idea della situazione nell’articolo si riporta un brano di una mail scritta a l’Espresso dai revisori dei conti europei che la descrivono in questi termini: «Nel caso di Crotone non abbiamo visto nessun piano a lungo termine, nessuna analisi del bacino di utenza o previsioni sostenibili; nessuna evidenza di un impatto positivo sull’economia regionale ma solo un aeroporto incapace di sostenersi da solo e bisognoso di interventi continui». Praticamente una sentenza di condanna della classe dirigente regionale e locale.
Nella lontana Polonia invece …. Come c’era da aspettarsi a Rzeszów accade esattamente il contrario. In circa 10 anni l’aeroporto investe 18,6 milioni di fondi Ue e cambia volto. Le due piste si preparano ad ospitare un volo intercontinentale. Lufthansa vi atterra tre volte al giorno da Francoforte con carichi di parenti e amici in visita e manager di ritorno da un viaggio di affari. Era un aeroporto di paese. Oggi è a quota 600 mila passeggeri e se arriverà nel giro di 5 anni a 800mila potrà addirittura vantare un bilancio in pareggio al netto degli ammortamenti per circa 30 milioni di euro di investimenti.
Conclusione. Un caso forse piccolo, ma emblematico, di un’inadeguatezza strutturale dell’Italia che nessun surplus di finanziamenti, nessuno sforamento di deficit potrà superare. Meglio dirsi la verità e non prendersi in giro
Claudio Lombardi
Mai stato a Crotone.