La sceneggiata della lotta al Tap
La sceneggiata della lotta al gasdotto Tap incredibilmente continua. Cerchiamo di fare il punto sulla sostanza di una questione che sta diventando patetica e rivelatrice dell’arretratezza culturale di una parte della politica locale e della società civile, ma anche della spregiudicatezza del Governatore della Puglia, quel Michele Emiliano tuttora nei ruoli della magistratura che non perde occasione e pretesti per andare a caccia di voti. Prendiamo come guida il punto di vista espresso su facebook da Umberto Minopoli.
Ogni mese abbiamo bisogno di circa 26000 Gwh (gigawattora) di energia. Di questi 26.000 GWh ben 20.000 vengono dall’energia termica (olio, carbone, gas). Le cosiddette rinnovabili, incentivate, ci danno alla fine solo 6/7 mila Gwh. Ma di queste ben quasi 3000 GWh sono da fonte idroelettrica. Non abbiamo centrali nucleari, non avremo più centrali a carbone, non sono più tollerate quelle ad olio. Quindi dei 20.000 GWh termici la quasi totalità è data dal gas. Insomma: abbiamo un fabbisogno elettrico strutturalmente fondato sul gas naturale. Che però importiamo quasi del tutto: dal nostro sottosuolo infatti estraiamo soltanto miseri 682 GWh che potrebbero essere di più, ma che hanno rischiato di essere pure eliminati con lo scemissimo referendum contro le trivelle (ovviamente sostenuto da Emiliano). Quindi mettiamoci in testa che l’elettricità in Italia è quasi tutta dovuta al gas e senza gas spegneremmo il Paese.
Ora vediamo da dove viene questo gas che è così importante per la nostra vita. Ebbene lo importiamo da tre paesi: Russia, Libia e Algeria. Il 70% però ci viene dalla Russia. Ed ecco il punto: il gas russo importato (cioè la fonte energetica su cui sostanzialmente ci reggiamo) viene distribuito in Italia dall’impianto di distribuzione di gas a Baumgarten an der March, in Austria. E’ quello che uno scoppio e poi l’incendio ha bloccato pochi giorni fa interrompendo così (per fortuna solo per poche ore) l’afflusso del gas che ci alimenta. E’ incredibile: un’intera economia dipende praticamente da un solo punto di ingresso e distribuzione. Pensate come siamo deboli, fragili e dipendenti. Siamo tappati! C’è un investimento in atto che potrebbe stapparci. Cioè diversificare e aumentare i punti di ingresso del gas e salvaguardare i fabbisogni in caso di blocco dell’impianto di Baumgarten. E’ il Tap, il gasdotto che diversifica sia le fonti di approvvigionamento del gas che dobbiamo importare (è azero e non russo) sia i punti di distribuzione in Italia. E’ un gasdotto di 878 km che interesserà l’Italia solo per 8 Km. Ed è quello che il governatore pugliese vorrebbe bloccare. Si tratta come è evidente di un’opera strategica di importanza vitale per l’Italia.
Come è noto lo scontro sul tracciato del gasdotto riguarda l’approdo sulla costa pugliese. Chi si oppone al Tap dice di farlo per proteggere l’ambiente che sarebbe deturpato dagli scavi per la posa del tubo. Viene anche proposto un approdo diverso da quello prescelto nel comune di Melendugno. In particolare si insiste su Brindisi. Ora, a parte il fatto che la scelta finale è arrivata dopo che sono state esaminate molte alternative, è lecito domandarsi cosa sarebbe successo se si fosse deciso di far arrivare il gasdotto a Brindisi. Sicuramente proteste per l’aggressione ad un sito già “deturpato” dagli impianti portuali. Inoltre se a Melendugno la protesta si è concentrata sull’espianto temporaneo di qualche decina di ulivi, nell’area portuale di Brindisi ci si sarebbe trovati di fronte ad una zona abitata con le conseguenze facilmente immaginabili.
In ogni caso Brindisi verrò coinvolta (non nella parte portuale ma nel retroterra) perché è di questi giorni la notizia che è già stata avviata da SNAM la richiesta dei pareri agli enti locali per la realizzazione del metanodotto che da Melendugno porterà il gas nel nodo di Brindisi per la distribuzione su tutto il territorio nazionale. Pareri necessari per la Valutazione di Impatto Ambientale. In questo modo il nodo brindisino diverrà il punto europeo di distribuzione del metano, alternativo a quello proveniente dalla Russia.
Cosa pretende adesso chi si oppone al Tap? Che si rinunci al gasdotto? Che dopo anni di studi e ricerche si ricominci da capo la ricerca del percorso ideale che non leda alcun interesse locale? Follie. O pretesti per costruirsi un seguito popolare da spendere nelle prossime elezioni
Claudio Lombardi
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