La sveglia di Trump e noi europei

Ci vorrebbe la bella copia o una versione colta del discorso di insediamento di Donald Trump. C’è modo e modo di dire scomode verità e Trump ha il suo stile: rozzo, spettacolare, aggressivo, roboante, fanfarone, volgare. E non si tratta solo di stile bensì anche di contenuti indigesti che fanno male allo stato di diritto.

Tutto qui? Una nobile condanna e via? No, ovviamente. Gli Stati Uniti rimangono la più importante democrazia del mondo e ciò che esprimono le oligarchie che la guidano ci interessa (oligarchia non c’è solo se ci sono Trump e Musk, ma anche Obama, Biden e Clinton).

La prima novità nel discorso di Trump è che gli Stati Uniti si faranno gli affari loro. Molti si sono indignati perché è stato detto brutalmente. Nel passato i presidenti americani cercavano di mascherare la verità dietro altisonanti dichiarazioni di intenti. Trump no, per lui gli Usa vengono prima di tutto. Sembrerà strano, sarà politicamente scorretto, ma così fan tutti. Interessante osservare che se Cina e Russia perseguono i loro interessi la cosa è considerata naturale e non ci si stupisce. Se lo fanno gli Stati Uniti allora arriva l’indignazione dei benpensanti democratici e progressisti.

Cosa ha colpito di più oltre alla scandalosa (lo è veramente) grazia per i golpisti dell’assalto a Capitol Hill? Panama e Groenlandia. Un raffinato intellettuale come Obama avrebbe saputo indorare la pillola e entrare nel tema senza apparire troppo diretto. O forse non ne avrebbe proprio parlato agendo nell’ombra per raggiungere un obiettivo che è molto sensato e non riguarda affatto mire imperiali degli Stati Uniti. Il canale di Panama è vitale per le rotte commerciali e militari degli Usa che lo costruirono oltre cento anni fa, è stato ceduto nel 1977, ma la Cina ci sta mettendo le mani sopra. Una reazione americana è inevitabile e giustificata. La Groenlandia presiede rotte marittime che diventeranno importantissime nel futuro, è uno snodo di notevole impatto militare e il suo territorio è ricco di materie prime che nessuno sfrutta. Non è affatto assurdo che gli Usa abbiano interesse a stabilire degli accordi speciali. Bisogna immaginare il futuro e preparare le difese per ogni evenienza. Il mondo non sta fermo, Russia, Iran e Corea del nord con la guerra e il terrorismo e la Cina che opera in tutti i continenti (fino all’Artico), stanno conducendo una loro partita per prevalere sugli Stati Uniti; perché solo questi ultimi dovrebbero stare a guardare senza avere degli obiettivi di rafforzamento e di sicurezza nazionale?

Il rischio oligarchia denunciato da Biden? Vero, ma perché c’è oggi e non sei mesi fa o due anni fa? E siamo sicuri che i grandi industriali del passato non fossero oligarchia? Ma, si dice, oggi c’è Musk e ci sono gli altri padroni dei social. Insieme potranno esercitare poteri enormi sulla mente delle persone fino a non sapere più cosa è verità e cosa è finzione. Un rischio, ma oggi siamo reduci da una campagna di disinformazione globale sulla guerra a Gaza nella quale i media, quasi all’unanimità, hanno accreditato la versione delle forze più pericolose per la pace mondiale e per lo stesso progresso dell’umanità: gli islamisti di Hamas (con dietro l’Iran e i suoi satelliti più le aderenze della Fratellanza musulmana e tutta la galassia degli estremisti aspiranti sterminatori di ebrei e conquistatori dei paesi occidentali). Tutti hanno passato nei TG i comunicati di Hamas, tutti hanno adottato la versione del genocidio nascondendo la realtà dei fatti. E Musk, Zuckerberg, Bezos non c’entrano nulla. È successo e pure sotto l’egida di quelli democratici, progressisti, di sinistra che tremano all’idea che gli “oligarchi” assumano il  controllo dell’informazione, ma hanno coperto gli islamisti. Pura ipocrisia e, comunque, sui social tutti possono esprimersi come mai è stato possibile fare nel passato. Conterà pure qualcosa, no?

L’immigrazione è stato un altro dei temi forti del discorso di insediamento. Tema divisivo da molti anni, l’emigrazione è stato il banco di prova di tanti idealismi sul dovere dell’accoglienza. Il risultato? Un fallimento. L’emigrazione è alla base della vittoria delle destre in ogni parte dell’Occidente. Trump prende d’assalto la questione annunciando misure tanto drastiche quanto difficilmente attuabili. Però già annunciarle indica che non si vuole più accettare passivamente un fenomeno capace di scardinare gli equilibri sociali di una nazione. I sostenitori dell’abolizione (di fatto) delle frontiere hanno egemonizzato le politiche Usa e di vari paesi europei e oggi si constatano i danni. Trump non dice che nessun immigrato potrà mai più entrare negli Usa. Dice che gli irregolari non devono entrare e che quelli già presenti, vanno riportati indietro.

Fine delle politiche green o rimodulazione in base alle convenienze nazionali? Trump fa la faccia feroce, ma sta proponendo la seconda opzione. E’ esattamente ciò che dovrebbe fare anche l’Europa che si è proclamata guida mondiale della lotta ai cambiamenti climatici imponendosi obiettivi e scadenze drastiche dannose per le economie e per i cittadini e assolutamente inutili per il clima globale. L’Europa a guida ambientalisti-sinistre- progressisti e persino popolari ha anteposto i suoi schemi intellettuali alla realtà e oggi iniziamo a pagare il conto. Mettiamoci anche un’industria abituata ai sussidi pubblici e interessata a distribuire ricchi dividendi agli azionisti piuttosto che misurarsi sull’innovazione tecnologica e il quadro di una disfatta si delinea chiaramente. Probabilmente negli Stati Uniti la transizione green non si fermerà, ma non andrà avanti a tappe forzate che servono solo a consolidare la prevalenza cinese.

E per finire la questione del gender. Trump sancisce che per lo Stato da ora in poi ci saranno solo due sessi: maschio e femmina. È un problema, ma non una tragedia. Il mondo LGBTQ+ ha esagerato arrivando fino a voler dettare a tutti il punto di vista di piccole minoranze. Persino dire che esistono solo i sessi biologici nel mondo anglosassone era diventato motivo di persecuzione e di ostracismo da carriere universitarie o nei media. Il New York Times era arrivato a definire le donne biologiche “donne non transgender” ovvero il genere di base è trans e poi ci sono le eccezioni ovvero le donne altrimenti definite persone con utero o con mestruazioni. In alcuni stati europei come Spagna e Germania la scelta del genere è a disposizione secondo le preferenze di ognuno. Anche se è adolescente poco più che bambino. Sia negli Usa che in Europa questa follia ha stufato ed è bene che sia così perché si è arrivati ad istigare giovani e bambini a sentirsi dei trans con la pretesa di imporre cure per bloccare la pubertà e facilitare il cambio di genere. Con la pretesa delle associazioni LGBTQ+ di andare a fare propaganda nelle scuole. Che ci sia una reazione a tutto ciò per mettere dei punti fermi è necessario. Negli Usa verrà fatto ed è auspicabile che lo si faccia anche in Europa.

Dunque Trump ha parlato e il suo programma non è così pericoloso come lo stanno dipingendo i sacerdoti del politicamente corretto che antepongono sempre i loro idealismi alla realtà. Per loro è meglio che il mondo stia fermo. Purtroppo così non è e gli stati non democratici si muovono, agiscono e ricorrono alle guerre. Forze potenti come l’Islam in tutte le sue multiformi estrinsecazioni sono in marcia costante per espandere i confini della propria influenza. La guerra in Medio oriente nasce da qui e dalla competizione per una potenza egemone musulmana (altro che stato palestinese!).

In  questo panorama in movimento manca all’appello il secondo pezzo dell’Occidente: la bella addormentata Europa. L’Europa è il partner naturale e il più grande degli Stati Uniti, ma come soggetto politico globale è inesistente. Lenta, pigra, paurosa riflette perfettamente lo spirito dell’opinione pubblica prevalente. Molto perbenismo da benpensanti pasciuti e protetti. Ora è tempo che si svegli e si prenda le sue responsabilità. Trump è la sveglia. È ora di crescere o scomparire. Lo dice anche Mario Draghi e non scherza

Claudio Lombardi

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