Non siamo tutti uguali
Brani di discorso che il rettore dell’Università di Austin in Texas (Uatx), Carlos Carvalho, ha tenuto a studenti e genitori, per l’inizio dell’anno accademico.
“Duecentocinquanta anni fa, questa settimana, re Giorgio III dichiarò formalmente che gli americani erano ribelli e traditori. Questo distrusse le speranze dei coloni in una riconciliazione pacifica e tracciò il percorso che portò alla nascita di una nuova nazione basata sull’assunto che tutti gli uomini sono creati uguali. Ma in questo quarto di millennio trascorso dalla Dichiarazione d’indipendenza, voglio fare qualcosa di un po’ fuori moda: voglio difendere la disuguaglianza.
Naturalmente, tutti gli uomini sono creati uguali. Ma non siamo tutti uguali. Abbiamo curiosità disuguale, intelletto disuguale, talento disuguale, coraggio disuguale, determinazione disuguale, risultati disuguali. Voglio difendere questo tipo di disuguaglianza perché credo sia il modo più importante in cui l’Università di Austin si distingue, e perché essere onesti sulla disuguaglianza è il modo più importante in cui questa università può aiutarvi a essere straordinari.
Una spinta dominante verso l’uguaglianza soffoca proprio quelle persone il cui talento, coraggio e visione non comuni potrebbero sollevare tutti gli altri verso l’alto. Senza quelle rare scintille di eccellenza, non ci sono scoperte rivoluzionarie. Nessun leader audace. Nessuna innovazione. Nessun pensiero radicale che disturbi la tendenza umana verso il pigro conformismo. De Tocqueville osservò che le persone nelle democrazie potrebbero arrivare a preferire l’uguaglianza nella schiavitù alla disuguaglianza nella libertà. Volendo rendere tutte le cose uguali, finiamo per essere uguali solo nella mediocrità. E quella è la strada più sicura per sottomettersi servilmente all’autorità, sottomettersi a cattive idee, sottomettersi a un governo oppressivo e sottomettersi alla dolce tirannia delle basse aspettative. L’uguaglianza, senza eccellenza, è la strada più sicura verso il declino nazionale.
Quindi anche in una repubblica di uguali, abbiamo bisogno di piccoli santuari di aristocrazia ed eccellenza per assicurare il successo della libertà. La democrazia funziona sull’uguaglianza; la libertà e l’eccellenza funzionano sulla disuguaglianza. La tensione tra queste due realtà plasma quasi ogni vero problema nell’istruzione oggi. Come rispettiamo la dignità e l’opportunità uguali di ogni persona riconoscendo e coltivando al contempo l’eccellenza individuale? Quasi ogni università in America ha deciso di rispondere a questa domanda abbandonando l’eccellenza. Nelle nostre istituzioni migliori, gli onori vengono distribuiti come caramelle. Qui, sappiamo che non si può democratizzare un’istruzione seria annacquandola e aspettandosi di mantenerne la sostanza. La verità è che l’eccellenza non ha scorciatoie. Se rendete il difficile e lo straordinario semplificati o banali, li distruggete.
Qui all’Università di Austin, non falsificheremo l’eccellenza. Per gli studenti, questo significa essere chiamati a fare il lavoro accademico più difficile che abbiate mai fatto: leggere attentamente quello che un autore ha realmente scritto, seguire un argomento linea per linea, scomporre una metodologia scientifica e riprodurla, o costruire un modello che fallisce dieci volte prima di funzionare. Sarete valutati secondo standard, non secondo le vostre intenzioni o i nostri desideri. Sentirete “no”, “non ancora”, “riprova” spesso. I nostri studenti non dovranno mai accettare nulla acriticamente. Ma prosperare in un’istituzione aristocratica richiede di iniziare con umiltà, assumendo, almeno all’inizio, che gli autori che leggete, i professori che vi guidano e gli amministratori che vi correggono potrebbero sapere più di voi. Non vi piacerà sempre. Ma se stiamo facendo bene il nostro lavoro, ne trarrete sempre beneficio. Gli standard elevati sono il più alto segno di rispetto. Dirvi la verità su dove vi trovate è rispetto. Mantenervi all’altezza del compito è rispetto. E’ l’unico modo per tirare fuori il meglio di voi.
L’Università di Austin è aristocratica perché osa dire la verità, cioè che la disuguaglianza è ovunque. Come disse Thomas Jefferson: “C’è un’aristocrazia naturale tra gli uomini. Le basi di questa sono virtù e talento”. Il punto di Jefferson era cruciale: lasciate che i migliori emergano da qualsiasi condizione ed educateli per il bene comune. Questa, per noi, è la soluzione più americana alla realtà della disuguaglianza umana.
Non possiamo (e non dovremmo) rendere tutti uguali, ma possiamo assicurare che chiunque, da dovunque, con abilità e determinazione, abbia la possibilità di salire quanto può. Lo facciamo perché crediamo sia il modo migliore per rendere eccellente la nostra istituzione, eccellente il nostro paese e libero il nostro futuro
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