Un grande papato e i suoi interrogativi
Il papa degli ultimi. Questo il giudizio unanime su Francesco. Nella sua azione la sostanza della dottrina cui spetta il compito di seguire gli insegnamenti del Vangelo, ma è stato un papa militante che avrebbe voluto una Chiesa ospedale da campo per assistere i più derelitti, gli abitanti delle periferie fisiche ed esistenziali. Non si può riflettere su papa Francesco a prescindere dalle sue parole e dai suoi gesti che sono anche l’unica parte accessibile a tutti gli osservatori. L’eredità teologica è materia per chi possiede specifiche competenze e dunque è esclusa da queste righe.
L’antioccidentalismo del papa è stato espresso con ampiezza a voce e nei suoi scritti ed è andato a colpire gli elementi più rilevanti del mondo occidentale alimentandone il senso di colpa e “mettendo sotto processo tutto quello che l’occidente ha prodotto: il capitalismo, il progresso, l’ambiente, il profitto, la difesa dei suoi confini” (Claudio Cerasa su Il Foglio).
Ciò che colpisce è che la critica di Francesco non si è mai rivolta con la stessa forza contro i regimi dittatoriali o contro chi ha scatenato le guerre che segnano la nostra epoca. Forse perchè considerava l’Occidente il fratello maggiore del mondo, quello che doveva avere più responsabilità perchè dotato di più mezzi e di una cultura più avanzata?
Il suo pacifismo è stata una scelta di grande impatto politico così come l’invocazione del disarmo basata sulla condanna della produzione delle armi che porterebbero alle guerre per i profitti che garantiscono. Un giudizio morale che si traduce in un indirizzo politico vincolante che ignora le esigenze della difesa e la realtà delle guerre scatenate per distruggere stati nemici (Israele da parte degli islamisti di Hamas e iraniani) o per conquistare paesi liberi (l’invasione russa dell’Ucraina) alle quali non si può rispondere con il disarmo.
Sui temi di carattere ambientale sui quali Francesco ha insistito molto, “arrivando nel corso del tempo a sostituire la teologia e il pensiero cristiano con l’ideologia ambientalista, il pauperismo e l’ecologismo – perché il Papa ha descritto costantemente la natura come un dono di Dio devastato dall’egoismo dell’uomo, dal progresso, dal capitalismo, assecondando una cosmologia magica e primitiva, al centro della quale l’uomo occidentale diventa il simbolo del peccato” (Claudio Cerasa). Immigrazione, emarginazione e povertà sono stati i suoi temi preferiti non indicati, però, solo come obblighi morali e come impegno di carità e di aiuto, ma posti come cuore di un programma politico esigibile dalle istituzioni civili e sul quale l’organizzazione della Chiesa era chiamata ad interventi concreti (per esempio l’elemosiniere del papa che intervenne per riattivare la corrente elettrica in un palazzo occupato nel centro di Roma) senza però sopportare gli oneri delle scelte politiche che sono sempre frutto di compromessi.
Chissà se la predilezione di Francesco per le periferie del mondo è il motivo per il quale le diocesi di Parigi, Berlino, Vienna, Bruxelles, Lisbona, Milano, Venezia sono prive di un cardinale che possa partecipare al Conclave (scelta inammissibile secondo Vito Mancuso). Forse riteneva che l’Europa non fosse più il luogo da cui la Chiesa potesse trarre alimento per affrontare i problemi dell’umanità e per aggiornare la sua dottrina, ma che bisognasse fare spazio alle comunità di credenti collocate ai margini.
Una citazione da uno scritto di Joseph Ratzinger, pubblicato nel 2005 dice molto sulla inedita “solitudine” dell’Occidente: “C’è qui un odio di sé dell’Occidente che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di patologico; l’Occidente tenta sì, in maniera lodevole, di aprirsi pieno di comprensione a valori esterni, ma non ama più se stesso; della sua storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro. L’Europa ha bisogno di una nuova – certamente critica e umile – accettazione di se stessa, se vuole davvero sopravvivere”. E la sopravvivenza dell’Europa dove sono nate le idee di libertà e di democrazia può ancora contribuire ad indicare una strada di progresso utile al mondo intero.
Un grande papato solleva grandi interrogativi. Il successore di Francesco cercherà le risposte
Claudio Lombardi
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