Una road map per Gaza

La soluzione al conflitto israelo-palestinese non è tecnicamente difficile. Il problema è che, per troppi attori in gioco, una soluzione non è conveniente.

Una road map realistica (e ignorata)

  1. Una coalizione di Stati musulmani moderati (Arabia Saudita, Emirati, Marocco, Indonesia) si fa carico della stabilizzazione di Gaza e del WestBank, sotto mandato internazionale.
  2. Regole di ingaggio ferree: smantellamento di Hamas e della Jihad Islamica, disarmo dei gruppi armati, epurazione dell’indottrinamento jihadista dalle istituzioni.
  3. Denazificazione mirata: eliminazione dell’apparato terroristico, ma senza pulizie etniche, il contrario di quanto Hamas vorrebbe fare con gli ebrei.
  4. Piano Marshall per la rieducazione: scuole che non insegnino il martirio, economia che non dipenda dagli aiuti internazionali, infrastrutture che servano ai civili, non ai tunnel dei miliziani.
  5. Elezione di un governo legittimo, non un regime che usa i bambini come scudi umani.

“Ma è colonialismo!”

No, è realismo. Hamas è un proxy della Fratellanza Musulmana, finanziato da Iran e Qatar, che ha trasformato Gaza in un buco nero di fanatismo. L’Egitto stesso tiene chiuso il valico di Rafah: sa bene che importare jihadisti è un suicidio. Se questa è “decolonizzazione”, allora la decolonizzazione è una farsa sanguinaria.

Perché nessuno agisce? Perché il conflitto è utile

Alla sinistra radicale: demonizzare Israele è un sostituto del marxismo fallito, un modo per sentirsi moralmente superiori senza doversi sporcare le mani con soluzioni pratiche.

Ai regimi arabi: la “causa palestinese” è un parafulmine per distrarre dalle dittature locali. L’Iran ci costruisce un’egemonia regionale, il Qatar ci compra influenza mediatica.

All’industria degli aiuti umanitari: ONG e agenzie dell’ONU hanno creato un sistema in cui i fondi per i palestinesi finiscono troppo spesso in corruzione o, peggio, in armi.

A Hamas e agli estremisti: un popolo disperato è più facile da controllare. La guerra perpetua giustifica la loro tirannia.

Il conflitto non è irrisolvibile perché “complesso”. È irrisolvibile perché troppi ci guadagnano. E finché la vita dei palestinesi varrà meno dei vantaggi politici che la loro sofferenza genera, nulla cambierà.

Roberto Damico (da facebook)

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