Un grande bisogno di partecipazione (di Claudio Lombardi)

Elezioni. Tanti commenti sui voti presi dal Movimento 5 Stelle e sul risultato deludente del PD. E tante spiegazioni: dal voto di protesta, ai limiti dell’appello al senso di responsabilità, dagli errori di comunicazione, agli effetti della crisi economica.

Ce n’è una però che appare poco e che, invece, conta più delle altre. Si tratta del bisogno di partecipazione politica a cui Grillo col suo Movimento ha saputo dare una risposta concreta come nessun altro è riuscito a fare. Intendiamoci, partecipazione non apparente, non rituale, ma quotidiana e diretta attraverso i canali della rete. Si è scambiata per antipolitica ciò che era nuova politica.

Questa è stata la novità che il M5S ha portato in un panorama che sul piano della partecipazione alla politica dei cittadini ha fatto registrare tanti segni MENO e nessun PIU’ (fatta eccezione per le primarie tra Bersani e Renzi, troppo poco e, soprattutto, non seguito da fatti e comportamenti coerenti). Nulla a che vedere, insomma, con quello che il M5S ha costruito negli ultimi 8 anni con la sua rete di gruppi di base.

Sul versante del PDL il problema della partecipazione nemmeno si è posto; sono sempre bastate le decisioni e i soldi di Berlusconi a cancellare ogni spazio autonomo di discussione. Ma da quelle parti nessuno si è mai illuso che la partecipazione potesse trovare spazi: da quelle parti si parla e si tratta anche nella comunicazione pubblica di interessi personali e si accetta che siano i capi a trovare il modo per soddisfarli.

Chiariamo che la partecipazione diretta alla politica non è un vezzo per gruppi di giovani sfaccendati, ma un modo di stare nella società che sta acquistando sempre più peso. Il vecchio schema che vedeva i politici come depositari di una funzione di governo conquistata con il voto e poi messa nelle mani di apparati auto referenziali e di eletti cui spettava la mediazione degli interessi non convince più. Specialmente se la crisi e gli scandali mettono a nudo le incapacità e la corruzione che caratterizzano i partiti. Come si poteva pensare che gli italiani e tantissimi giovani preparati e senza lavoro potessero assistere quieti e zitti al ladrocinio di soldi pubblici e alla conquista dello Stato da parte di bande di predoni che hanno, tra l’altro, goduto dell’acquiescenza o della connivenza di quelli che non volevano essere predoni, ma nemmeno osavano disturbarli ?

Nel mondo del Movimento 5 stelle, ma anche in quello delle associazioni e dei movimenti che sono nati in questi ultimi 10 anni, invece, le competenze sono state messe al servizio di battaglie collettive non più segnate e giustificate da identità di classe, ma sostenute solo dalla comune condizione di cittadinanza.

Per questo le primarie non sono bastate a far vincere un PD nato e cresciuto male. Di fatto il mondo del PD si è mostrato ostile alla partecipazione dei cittadini ed espressione di una cultura del professionismo politico distaccato dalle persone. Sarebbe bastato poco in questi anni per capire che si stava andando su una strada sbagliata. Non lo si è fatto testardamente e insistentemente e questa è una colpa imperdonabile agli occhi di chi ritiene che un polo progressista (non un partito solo) sia necessario all’Italia.

Claudio Lombardi

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