Una guerra di posizione inutile e perdente (di Claudio Lombardi)

manovre politicheUna guerra di posizione. Così appare oggi la politica che dovrebbe, ma non ci riesce, definire e perseguire gli obiettivi di governo della collettività.

Al loro posto si susseguono sulle prime pagine gli interrogativi cruciali: chi va a Palazzo Chigi? Quando conviene di più votare? Quando si fa il rimpasto? Non ci si scontra sul costo del lavoro o sui negoziati europei o sulla lotta alla corruzione che toglie risorse preziose al Paese o sulle scelte di politica economica e fiscale da fare con urgenza.

No, una battuta di Renzi cui segue un avvertimento di Letta e una minaccia di Grillo si contendono le prime pagine come se quello fosse il cuore dell’emergenza che abbiamo di fronte. Ovviamente non è così e la distanza dai problemi reali si fa sempre più grande. C’è solo da sperare  che la gigantesca telenovela nazionale messa in piedi dai media sia una finzione per attirare più spettatori e più lettori e non sia voluta dai politici.

Battute, repliche, avvertimenti, minacce qualunque persona ragionevole le relegherebbe alla cronaca spicciola talmente è modesta la loro rilevanza rispetto alla serietà delle decisioni da prendere.

chiacchiere politiciE, invece, accade il contrario. Persino la legge elettorale occupa le prime pagine non per la sostanza delle opzioni che si confrontano, bensì per gli spostamenti che queste possono determinare nella guerra di posizione in corso.

Dello spettacolo mediatico fanno pienamente parte Grillo e Berlusconi e sono pure gli unici che se ne avvantaggiano.

Grillo punta allo sfascio del sistema e usa benissimo le armi dell’annichilimento morale dell’avversario, del disprezzo e del livore (con cui tratta i suoi stessi seguaci quando accennano a un moto di ribellione).

Berlusconi gode della sua sfrontatezza che non delude mai i suoi fans e consente loro di riconoscersi in un’identità senza l’ansia di essere politicamente corretti in una immediatezza di risultati attesi nella quale ognuno può immaginare di avere il suo tornaconto. Il ricongiungimento con Casini completa lo schieramento di quella che sarà la “grande armata” con cui tenterà la rivincita.

zavorra centro sinistraIl centro sinistra e la sinistra sono perennemente avviluppati da dilemmi, manovre, indecisioni e vaghe e inconcludenti aspirazioni rivoluzionarie.

Il quadro sembra proprio sia questo e il tentativo di Renzi di sbloccare la situazione con un programma minimo di legge elettorale e riforme istituzionali su cui avviare una fase nuova passando inevitabilmente per elezioni che superino l’anomalia delle larghe intese è, in realtà, molto debole di fronte agli opposti estremismi di chi costruisce il suo successo politico sulla rovina del centro sinistra e sulla marginalità della sinistra. Fra i due estremismi Renzi ha scelto di collaborare con quello di Berlusconi l’unico interessato ad un accordo. Triste a dirlo, ma è così.

Italia in bilicoIl problema del governo, però, è ormai di una serietà unica. Il tempo scorre e l’Italia scivola indietro. Un semplice cambio tra Letta e Renzi non avrebbe alcun senso posto che nessuno può compiere la magia di tramutare una maggioranza spuria in un indirizzo politico chiaro.

L’unica via d’uscita è dare agli italiani la possibilità di scegliere un’altra maggioranza con una legge elettorale nuova avendo, però, modificato il bicameralismo fondato su due sistemi elettorali e due elettorati diversi. Una via d’uscita dall’immobilismo non una rivoluzione.

È una conta che prima o poi si farà ed emergerà chi avrà parlato un linguaggio chiaro mostrando di avere dei principi, dei valori e un programma. Soprattutto conterà chi mostrerà la forza morale per difenderli senza farsi trascinare nella guerra di posizione tra eserciti di professionisti della politica e della comunicazione.

Lo si dice da anni, ma il pericolo più grande è ancora sempre chiudersi nel Palazzo e stare fermi lasciando che cresca la marea del rifiuto della politica perdendosi nel gioco incrociato di dichiarazioni, manovre, allusioni pensando che questa sia la sostanza e che l’opinione pubblica sia una docile creatura nelle mani degli impiegati della politica. Chi trasmette questa impressione ha perso. Il PD dovrebbe averlo capito ormai.

Grillo e Berlusconi lo sanno bene. Basta osservarli per capire come si fa

Claudio Lombardi

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