E c’è anche la società civile disonesta
In un articolo sul Corriere della Sera di oggi Gian Antonio Stella compie una carrellata su una pluralità di fatti collegati da un’unica caratteristica: sono compiuti da pezzi di quella che si usa definire “società civile” ovvero da singoli cittadini che attuano comportamenti di fatto antisociali, ma che la loro esperienza suggerisce essere tollerati perché praticati (con successo) da una molteplicità di persone. Insomma non casi singoli, ma ripetizioni di abusi e illegalità di massa. Ognuno di essi può apparire una colpa lieve, tutti insieme danno una mano a sfasciare lo Stato e ci raccontano di una società civile disonesta.
La casistica è ampia perché le cronache da anni “traboccano di storie di illegalità diffusa”. I commentatori possono scegliere tra migliaia di casi diversi in ogni angolo del Paese. Ci sono i “456 fittizi eredi o delegati alla riscossione, di persone decedute, alle quali, ante mortem, era stata riconosciuta l’indennità di accompagnamento”. E si parla della sola area di Castrovillari. Oppure ci sono i “controlli sulle dichiarazioni degli universitari capitolini arrivati ad accertare a fine 2013 addirittura il 62% di falsi”. Si può continuare con le storie dei contrassegni per disabili che dovrebbero servire per i loro spostamenti e che, invece, sono una specie di “benefit” per parenti furbi. Si prosegue con i truccatori di targhe per entrare nelle zone a traffico limitato dei centri storici.
Fra tanta abbondanza non si sa se citare i “duemila falsi poveri beccati dalla sola Asl di Livorno che non avevano diritto all’esenzione del ticket” o i beneficiari della famosa legge 104 (permessi per assistere parenti disabili) spesso beccati a svolgere le più varie attività tranne quelle per le quali sono concessi i permessi di assentarsi dal lavoro. Tra l’altro i beneficiari di questa legge spesso sono veramente tanti come nel caso, citato nell’articolo di Stella, degli insegnanti trasferiti a Catania e Palermo, il 63% dei quali ricorre ai benefici della legge 104 e di tutti “i maestri e i bidelli spostati negli ultimi sette anni in provincia di Agrigento nonostante la Procura abbia accertato che una dichiarazione su quattro è falsa. Viene quasi il dubbio che tante certificazioni di invalidità siano false o comprate. Per fortuna che le cronache ci aiutano a sciogliere il dubbio perché ogni tanto viene beccato qualcuno che prende soldi per vendere finte invalidità. D’altra parte i casi scoperti dalla Guardia di Finanza sono la punta dell’iceberg e qualcuno avrà pure certificato le finte invalidità.
Anche in materia di assenteismo non si scherza. La casistica è ricca e i dati statistici la confortano (impiegati pubblici assenti il doppio di quelli privati). Per esempio Stella cita i casi della condanna per assenteismo di 78 su 96 dipendenti dello Iacp di Messina senza che uno solo sia stato licenziato. Assenteismo uguale truffa? Beh sì, in effetti è una truffa come quella dei furbetti del cartellino che ha dato spettacolo nel passato 2015. Ma truffe sono anche quelle sui falsi braccianti agricoli con cifre impressionanti (dal 2010 a oggi centotto casi scoperti nei quali sono risultate “false circa 700 aziende, falsi trentamila braccianti, falsi i terreni su cui «lavoravano»).
Insomma, un cumulo di illegalità pagate con i soldi dei contribuenti onesti ovviamente.
Giustamente Stella osserva che il problema è che si tratta di persone che si considerano perbene (molti inveiscono sui social network contro i politici…), ma che trovano piuttosto normale “imbrogliare lo Stato, l’Inps, i Comuni… Rubare soldi pubblici”. E che, se scoperti, si difendono con l’inevitabile «Cosa sarà mai!».
Di recente un dossier della Guardia di Finanza ha valutato in quattro miliardi di euro i danni prodotti dall’attività illecita dei dipendenti pubblici infedeli. Sembra proprio difficile che uno Stato possa sopravvivere con tanta illegalità diffusa.
La conclusione dell’articolo è che non ha senso rivendicare una pretesa superiorità morale della società civile, mentre, invece, “è la politica che deve pilotare la società a migliorare”.
Sagge parole che purtroppo si scontrano con il nuovo scandalo delle case di proprietà del Comune di Roma regalate a canoni assurdi (8 euro al mese o anche meno in pieno centro storico) a tantissimi inquilini in buona parte persino privi di contratto e quasi tutti senza alcuna verifica del diritto ad occupare una casa pubblica. Il regno della giungla con i beni pubblici come bottino a disposizione di politici, dipendenti comunali o bande organizzate per l’occupazione e il traffico di immobili del comune. Una situazione grottesca che si perpetua da decenni sotto il naso di giunte comunali, sindaci, partiti, consiglieri comunali, assessori, commissioni, burocrazie. Evidentemente tutti ignari dello scempio che si andava compiendo o, più realisticamente, tutti complici o consapevolmente inerti.
Caro Stella una gran brutta situazione tra società civile-incivile, politica incapace di espellere i farabutti e apparati burocratici inzeppati di corrotti. Per fortuna che gli anticorpi ci sono altrimenti nemmeno potremmo scrivere di questi casi. Bisogna renderli sempre più forti
Claudio Lombardi
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