Democrazia politica, consenso, dittatura sociale (di Aldo Cerulli)

Siamo in democrazia. Sappiamo che è così e siamo abituati a non domandarci quanto possa riguardarci direttamente. È come il cielo sopra di noi: c’è e basta. Anche se è difficile dare una definizione generale al termine democrazia, possiamo però trovare dei caratteri generali comuni a tutte: sovranità popolare, suffragio universale, pacifiche elezioni, principio di maggioranza, cambiamento dei governi, responsabilità dei governanti davanti ai governati. La storia insegna che il maggior pericolo per una democrazia  è il tramutarsi nel suo esatto opposto, ovvero in uno stato totalitario, una dittatura. La dittatura è una forma di governo in cui tutti i poteri sono incentrati nelle mani di un solo uomo o, meglio, del gruppo che lui rappresenta. Troviamo quindi al centro di due forme di governo opposte, che sono accomunate solo dall’esser nate assieme alla società di massa, un carattere comune: l’opinione pubblica.

Ed è l’opinione pubblica l’elemento fondamentale anche per un’altra forma di governo da alcuni definita “post-democrazia“. In essa l’opinione pubblica è solo un canale di consensi e non serve a moderare l’attività politica dei suoi rappresentanti. In pratica il cittadino elettore non è parte attiva della politica, ma solo un “consumatore”; ha l’unico potere di scegliere cosa “acquistare” dal cesto della politica mettendo una croce sulla scheda, il suo campo d’azione termina uscito dalle urne.

Ma questo è un carattere comune alla maggior parte delle democrazie. Inoltre, lo stato non detiene più le sovranità che gli spetterebbero come quella monetaria o sui mezzi di comunicazione. La globalizzazione finanziaria e il controllo sui canali di comunicazione di massa (TV in particolare) svuotano di poteri le istituzioni statali e di contenuti la politica consentendo la manipolazione dell’opinione pubblica e, quindi, del consenso e del voto.

Già due secoli fa’, Tocqueville aveva intuito questi sviluppi. Scrisse: “…vedo una folla innumerevole di individui simili ed eguali, che incessantemente si ripiegano su se stessi per procurarsi piccoli e volgari piaceri, di cui riempiono la propria anima. Ognuno di essi, ritratto in disparte, è come estraneo al destino di tutti gli altri… Al di sopra di costoro si eleva un potere immenso e tutelare, che, da solo si incarica di assicurare loro piaceri e di vegliare sulla loro sorte. E’ assoluto, capillare, regolare, previdente e dolce… gli piace che i cittadini siano contenti, a condizione che pensino solo ad essere contenti… prevede ed assicura la soddisfazione dei loro bisogni…”.

Tutto ciò è quindi definibile come una sorta di “dittatura sociale” che è assai più temibile di quella politica perché cambia le culture che presiedono allo svolgimento delle nostre vite e condizionano le nostre scelte. E ci sono vari modi per mantenere questa “dittatura sociale”.

Eccone alcuni:

LA MASSA EPREVEDIBILESe la popolazione è disinformata e insicura la si può orientare con una propaganda che accentui lo stato di insicurezza rendendolo un fatto oggettivo e sollevando chi comanda dalle sue responsabilità. 

PIANIFICARE GLI ARGOMENTI – I provvedimenti proposti dai media sono quelli su cui già si prevede una reazione di massa utile a chi controlla l’informazione. Perché i cittadini sono liberi di farsi domande e prendere decisioni, ma la massa lo farà all’interno del campo degli argomenti di clamore suggeriti dalla TV, nei modi e nei tempi indicati dai media. 

ALZARE IL POLVERONE (offese, soprusi, provocazioni, maleducazioni, irriverenze) –Ogni notizia deve essere “confezionata”  in maniera da creare delle forti spaccature nel paese, deve essere provocatoria e deve sempre chiamare in causa qualcuno. I gruppi attaccati e ridicolizzati platealmente, reagiranno difendendosi con aggressività e rabbia, ma sempre sui temi posti da altri. 

CONTROLLARE I MEZZI DI COMUNICAZIONE 

Chi controlla i canali di comunicazione che arrivano a tutto il paese in ogni momento mette in luce ciò che vuole ed isola le idee e i fatti prodotti dagli altri. Di conseguenza l’opinione pubblica non riesce ad avere una visione d’insieme ed obiettiva. 

CIRCOSCRIVERE QUELLO CHE LA MASSA CONOSCE

Con il passare del tempo si concentra l’attenzione solo sul presente cercando di cancellare dalla coscienza collettiva le esperienze e le conquiste del passato. Si vive solo nel presente e non si riesce a capire come ci si è arrivati. 

RENDERE LA POPOLAZIONE EMOTIVAMENTE REATTIVA

Modelli istintivi, stress, insicurezza, senso di precarietà, emergenza, ridurre la cultura, la riflessione e il livello di indagine. Mantenere la popolazione in uno stato di eccitazione pronta alla polemica sulle piccole cose e sfiduciata su quelle grandi puntando alla frammentazione e all’isolamento dei singoli. 

SFRUTTARE VARIE FORME DI PAURA

Guerra, terrorismo, aggressioni, stupri, odio razziale, illegalità e crimine, gang giovanili, bullismo, virus, paura di non farcela economicamente e, soprattutto, la paura di ciò che potrebbe accadere se non si rimane nell’ambiente protetto del gruppo. Cambiano i valori comuni e non si pianificano più soluzioni collettive a lungo termine 

DETERMINARE TENDENZE, MODELLI DI PENSIERO E DI COMPORTAMENTO

Produrre, consumare, essere ottimisti, ricchi, famosi, alla moda, attraenti, vincenti, determinati, avere un immagine accettata, individualista, forte, aggressiva, risoluta, efficiente, scaltra, egocentrica, combattiva, furba. Le nuove generazioni formano le loro personalità in un campo sempre più limitato di scelte.

Ecco perché la democrazia formale è una condizione indispensabile ma non sufficiente. E’ essenziale informarsi, diventare persone consapevoli e diffondere questa conoscenza con la consapevolezza che il consenso della maggioranza non esclude di continuare la ricerca delle soluzioni migliori ai problemi comuni. Per questo ci vuole l’accesso alle informazioni, competenze, esperienze e soluzioni gettando, così, le basi per una libera evoluzione collettiva.

Accanto all’informazione ci vuole l’azione per la cura dei beni comuni e degli interessi generali organizzandoci e ricercando il rapporto con le istituzioni, chiedendo conto e protestando se non ci ascoltano.

In questo modo la democrazia sarà più vera e le tecniche di gestione del consenso prima elencate falliranno il loro scopo

Aldo Cerulli

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