Gas ed elettricità: la zappa sui piedi dell’Europa
In Europa stiamo rischiando di impiccarci non ai ricatti di Putin, bensì ai meccanismi inventati per determinare i prezzi di gas ed elettricità. Centinaia di miliardi passano dalle tasche di imprese e consumatori e dai bilanci pubblici a quelle di produttori, importatori, mediatori finanziari nel settore dell’energia con il rischio di una crisi economica e sociale spaventosa.
Sotto accusa sono il TTF ovvero l’indice fissato dagli scambi di Amsterdam e il sistema del prezzo marginale per l’energia elettrica ossia quello che permette ad ogni tipo di produzione di essere remunerata al più alto prezzo offerto sul mercato. Già Salvatore Carollo, del quale abbiamo pubblicato due interventi, ha spiegato (qui e qui) perché il TTF è sbagliato. Lo ha fatto prima di chiunque altro in verità, ma adesso si moltiplicano le voci di chi manifesta stupore ed indignazione per la faciloneria con la quale l’Europa ha consegnato i prezzi di una materia prima strategica come il gas ad un pugno di speculatori che, scambiandosi pochi contratti sui prezzi futuri ogni giorno e reagendo agli input del Cremlino, “creano” prezzi di fantasia che poi diventano quelli veri che stiamo pagando.
Si sono espressi i vertici dell’Unione europea e Draghi è stato il primo a porre il problema ormai diversi mesi fa. Nei prossimi giorni dovrebbero arrivare le prime decisioni concrete. Quali però?
Francesco Starace amministratore delegato di Enel al forum Ambrosetti a Cernobbio ha criticato l’idea di fissare un tetto al prezzo del gas. A suo parere occorre invece decidere un livello massimo all’indice TTF. Starace ha spiegato che Enel compra il gas dagli Stati Uniti, dall’Azerbaigian o dall’Algeria senza indicizzazione al TTF. Ha detto che il prezzo vero del gas non è quello che risulta dalle contrattazioni di Amsterdam e che sul TTF incidono considerazioni di rischio geopolitico che nulla hanno a che fare con gli scambi reali tra domanda ed offerta. In sostanza significa che paghiamo la speculazione.
Interviene con un ampio articolo pubblicato da linkiesta anche Giovanni Cagnoli (qui il testo integrale). Le intenzioni della Russia sono chiare: fare la guerra all’Europa da un punto di vista economico, scatenando un forte aumento del prezzo del gas. All’incredibile aumento del prezzo del future sul gas nel mercato Title Transfer Facility (TTF) di Amsterdam ha corrisposto una grande lentezza nella risposta delle istituzioni europee. Secondo Cagnoli “bisogna intervenire con una economia di guerra e non di mercato”.
A parte i risparmi di energia che bisognerà fare nei prossimi mesi e la diversificazione delle fonti fra le quali rientra in pieno il rigassificatore di Piombino da realizzare subito e la ripresa dell’estrazione del gas nell’Adriatico, per Cagnoli “il tema più subdolo e pericoloso riguarda il prezzo del gas e va affrontato con decisione e un approccio da guerra”.
“Se il nostro Paese continuasse a spendere 3 euro a metro cubo (circa 300 euro MWh) sarebbe equivalente a una tassa sull’economia nazionale pari a circa 200 miliardi di euro, cioè oltre il 10 per cento del Prodotto interno lordo. Un’imposta che andrebbe al 100 per cento all’estero (Algeria, Russia, Azerbaigian, Norvegia e Paesi Bassi sono i beneficiari principali) e che determinerebbe per il sistema, anch’esso concepito in tempi normali, l’esplosione non solo del prezzo del gas ma anche del prezzo dell’energia elettrica”.
Se così fosse “la recessione anche violenta è praticamente assicurata e il danno economico sarà colossale”.
Anche Cagnoli non crede che la risposta più efficace sia un price cap per il gas russo. Occorre, invece, “sospendere temporaneamente il funzionamento libero del mercato TTF che palesemente non assolve le sue funzioni”. Ed ecco le proposte concrete per agire subito.
Innanzitutto si potrebbe richiedere lo stoccaggio del gas in tempi brevi per chi acquista un contratto. Osserva Cagnoli che “la semplice dichiarazione di questa misura porterebbe a un’esplosione delle vendite sul mercato perché gli operatori puramente finanziari, non potendo stoccare il gas, sarebbero costretti a venderlo virtualmente sul mercato Ttf” con un crollo dei prezzi.
La seconda proposta di Cagnoli riguarda un aspetto puramente finanziario: portare la marginazione sui contratti al 100 per cento. Una terza misura potrebbe essere la creazione di un fondo anti speculativo supportato dalla Banca centrale europea con lo scopo di stabilizzare i prezzi.
Queste tre misure allontanerebbero dal mercato gli speculatori, “ma per ottenere questo risultato serve una determinazione e una coesione europea che latita con effetti devastanti sull’economia reale. Alla stortura dei mercati si può reagire sfruttando le armi stesse dei mercati, purché si sia determinati, uniti e anche coraggiosi. Qualità che oggi mancano in Europa”.
Poi Cagnoli passa ad esaminare la situazione del mercato dell’energia elettrica. “In Italia nel 2021 abbiamo consumato circa 320 TWh di energia di cui 280 prodotti e 40 importati essenzialmente dal nucleare della Francia. Sui 280 prodotti circa 90/100 sono rinnovabili (vento, idrico, fotovoltaico e biomasse) e 180 sono di natura fossile. Sui 180 di natura fossile circa 130 sono ottenuti col gas con un consumo di circa 24 miliardi metri cubi di gas (fonte: Terna)”.
Ovvio che, in questa situazione, chi non produce con il gas ricava profitti enormi non frutto del mercato, ma di un vincolo di legge che esprime una scelta politica.
In sostanza sembra che le autorità europee e nazionali siano molto più preoccupate di garantire i guadagni dei produttori e degli operatori finanziari che la stabilità e il benessere economico e sociale. La guerra economica con la Russia ha scoperchiato una situazione insostenibile.
Conclude Cagnoli: “bisogna che l’Europa si svegli e non solo si riarmi per evitare strane idee di Putin nel futuro, ma che lo faccia anche economicamente, per rendere la Russia innocua”. “Ai ricatti si risponde con la forza, specie quando siamo più forti. E noi europei siamo immensamente più forti della povera Russia in balia di un dittatore bugiardo, repressivo, sanguinario ed enormemente corrotto insieme a tutti i suoi pretoriani”.
È vero, siamo molto più forti, ma spesso non abbiamo classi dirigenti capaci di compiere il loro dovere
Claudio Lombardi
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