Il Primo Maggio del lavoro con tanti punti interrogativi

Il lavoro. Relazione sociale fondamentale che la Costituzione pone a base della Repubblica “fondata sul lavoro”, ma tendenzialmente afflitto dalla contrapposizione di interessi tra datori e lavoratori ha bisogno della politica e dell’intervento riequilibratore dello Stato.

Nella realtà italiana tante sono le contraddizioni da affrontare. Tasso di occupazione sui livelli minimi in Europa. Elevatissima percentuale di poveri (oltre il 20% degli italiani spiegabile solo con il lavoro nero e con l’evasione fiscale). Tantissimi giovani che non studiano e non lavorano. Retribuzioni che perdono potere di acquisto e scarsa produttività. Grande richiesta di lavoratori qualificati che mancano perché manca la formazione mentre crescono le dimissioni (persino le pubbliche amministrazioni faticano ad assumere). Difficoltà a veder riconosciuto il merito con retribuzioni adeguate che spinge 100 mila italiani, formati e qualificati, ogni anno a cercare lavoro all’estero. Tanto lavoro nero dequalificato e mal pagato. Una struttura del lavoro frammentata in una miriade di attività piccolissime e asfittiche. E poi la risposta quasi unanime a tutti i problemi: ci vogliono più immigrati. Cioè una fuga che rinvia la resa dei conti di un’Italia in declino con lo spettro di una società che non si sviluppa, non lotta e spera di vivere di rendita, di assistenzialismo e di sfruttamento del lavoro “servile” degli immigrati

1 maggio 2023

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