Israele e i delitti

Un delitto orribile è un delitto orribile. Anche noi italiani ne abbiamo di vari tipi: da quelli mafiosi a quelli a sfondo sessuale. Bambini uccisi per vendetta, a volte sciolti nell’acido; ragazzine stuprate e uccise; ragazzine uccise per gelosia; famiglie sterminate per pura demenza o per delirio di onnipotenza adolescenziale. Il campionario è così vasto che è inutile esporlo.

Come noi anche tutti gli altri paesi: dagli Usa, alla Norvegia del pazzo sterminatore di 77 giovani, all’India ecc ecc..

Per questo non possiamo meravigliarci se un delitto orribile viene compiuto anche in Israele. Lo sfondo o la motivazione politica è quasi inevitabile in una zona del mondo dove lo stato di guerra dura da più di 40 anni e divide due popolazioni lungo la linea dell’odio.

La situazione di quei territori dovrebbe essere nota a tutti: due popoli, ma non due stati bensì uno solo che dispone del potere quasi assoluto sull’altro e che non intende concedere nulla più che uno status di occupazione militare.

Questo è il contesto nel quale si realizza l’omicidio di Hebron. Che sia o no un atto di terrorismo lo dovrebbero stabilire le indagini. Che le conseguenze possano essere atti di guerra contro la popolazione palestinese con distruzioni e tanti morti non responsabili di nulla (tra cui donne, vecchi e bambini) non ha alcuna giustificazione nel diritto internazionale.

Stupisce la meraviglia attonita e rabbiosa del governo israeliano che dovrebbe sapere cosa è successo nel corso dei decenni in quei territori e quanti delitti orribili siano stati compiuti da una parte e dall’altra. Un modo per prevenirne altri ci sarebbe, ma è quello che da sempre le forze di destra in Israele e gli estremisti in campo palestinese non vogliono fare preferendo ogni volta che la pace si avvicina rilanciare lo scontro violento per giustificare, forse, la propria stessa esistenza

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