La manovra si scrive in Parlamento

Con un’inflazione al 12% e con i costi di gas ed elettricità alle stelle che politica di bilancio ci si deve aspettare per il 2023? Miracolosa? No. Seria, razionale ed equa sì. Parte male il governo perché infila nella manovra qualche misura inutile e ingiusta che premia il suo elettorato (o presunto tale) e che rischia di oscurare il resto. L’Irpef al 15% per gli autonomi è un gran regalo e una mortificazione per i dipendenti che a parità di redditi pagheranno il doppio o il triplo. A cosa servono i contanti fino a 5 mila euro se non a rendere spendibili più facilmente un po’ di incassi in nero? Conta poco nella manovra, ma premia comportamenti antisociali. Cancellare il RdC ai cosiddetti occupabili a prescindere da un lavoro è un’altra misura che costa in lacerazioni più di quello che rende in risparmi. Anche perché senza lavoro sono poveri e vanno assistiti. E allora perché fare la faccia feroce? Meglio qualsiasi lavoro regolare con una integrazione di reddito.

Il punto è che nessuna manovra diventa legge nel testo iniziale del governo. Dunque si svolgerà in Parlamento quel grande lavoro di scrittura dal quale scaturirà la vera manovra. Per sostenere il compito dell’opposizione vanno bene anche le manifestazioni di piazza, ma senza pensare che eccitare le folle serva ad avere un bilancio migliore. La società italiana è complessa e di voci da ascoltare ce ne sono tante

25 novembre 2022

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