La nostra voglia di pace confortevole

La guerra fa schifo. La guerra contro l’Ucraina fa molto schifo. Due mesi dopo l’inizio del conflitto ero nei posti dove i russi avevano ammazzato senza pietà dei civili ucraini, quel luogo si chiama Bucha.

In questi tre anni di guerra ho ascoltato persone torturate dai russi, ne ho visto le cicatrici, le amputazioni, gli occhi ormai vitrei perché perforati da una scheggia. Ho scoperto scrittori che poi sono morti, poeti che sono stati trucidati perché difendevano il loro paese. Ogni tanto guardo la foto di Victoria Amelina, uccisa da un missile russo mentre raccontava il conflitto e i crimini di guerra e penso a suo figlio che non la rivedrà più e mi tremano le mani.

Il padrone di questa guerra è Vladimir Putin, che l’ha trasformata già in un conflitto globale. Sapete a cosa mira? A noi. Si proprio a noi, noi europei, punta ribaltare la nostra vita, i nostri valori di fratellanza, libertà, uguaglianza, punta ad eliminare un esempio di democrazia e Stato di diritto: l’Europa. E per farlo si avvale dei peggiori. Sapete da dove vengono i droni che bombardano Kyiv? Dall’Iran ovvero dalla stessa teocrazia che sventra le nostre sorelle che urlano “Donna, vita e libertà”. Sapete quanti soldati nordcoreani sono stati inviati in Ucraina? Oltre 20.000.

L’unica pace che gli ucraini conoscono al momento è quella eterna, quella dei cimiteri. Ed è una contraddizione che per evitare di morire occorra andare in guerra, occorra fare la Resistenza. E presto o tardi, visto che il più becero lerciume della storia comanda la ex più grande democrazia al mondo, la pace degli ucraini potrebbe essere la nostra.

A me la guerra fa schifo. Mio padre è una vittima collaterale di un conflitto, è morto perché qualcuno sparava uranio impoverito mentre lui curava gente dentro ospedali da campo. Ma so bene che davanti al male, alla smania totalitaria i nostri gessetti, la nostra retorica, la nostra voglia di pace confortevole non conta nulla. Per questo occorre preparare la difesa prima per strutturare una seria deterrenza e poi se occorre per difendere tutto quanto quello che riteniamo giusto. Ci sono altre vie? Al momento no.

Nonostante le buone intenzioni per anni abbiamo fatto finto di non vedere. Ai diritti abbiamo preferito il gas a costo basso, abbiamo comprato i libri di Anna Politkovskaja ma poi quando c’era da capire quello che succedeva in Donbas abbiamo cambiato canale, non siamo scesi in piazza, non abbiamo chiesto conto ad una classe politica che continuava a fare affari con una cleptocrazia: la Russia.

Gli abbiamo aperto le porte di casa, quelle delle televisioni, gli abbiamo permesso di impostare la par condicio dell’orrore e ora pensiamo che tutto si risolva gracchiando e opponendosi alla necessità di riarmare i nostri Paesi con il vezzo di dire che siamo pacifisti.

Avere coscienza di tutto questo significa oggi essere parte della soluzione. Pensare di inorridire davanti al pensiero che difendersi sia volgare significa volteggiare nel baratro fino a caderci.

Massimiliano Coccia (da facebook)

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