La parabola del sindaco Marino
Con le sue dimissioni probabilmente il sindaco Marino concluderà anche la sua parabola politica. Difficile pensare che possa riciclarsi in qualche altro incarico o che possa dar vita ad un raggruppamento politico del quale essere il leader. Raramente è capitato veder dilapidare un patrimonio di credibilità e di fiducia con tanta leggerezza. Per il sindaco più importante, più esposto e più osservato d’Italia la prudenza era un obbligo dovuto, prima di tutto, ai romani che lo avevano votato. Se si mettono in fila le realizzazioni della Giunta Marino e lo sconvolgimento degli equilibri di potere che ha portato a Roma la prudenza doveva diventare un imperativo categorico. Così non è stato e perdere tutto per essere scivolato su una faccenda di trascurabile entità rivela l’inadeguatezza di una persona che ha voluto per sé un’identità fatta di ingenuità, purezza, lontananza dalle lusinghe del potere, ma non è stato capace di rispettarla fino in fondo. Inadeguatezza e solitudine visto che Marino ha pensato di fare il sindaco solo al comando senza costruirsi una rete di sostegno magari anche tra le associazioni dei cittadini.
Il partito che lo ha fatto eleggere, il Pd, lo ha abbandonato quasi subito. Di cosa era questo partito negli ultimi anni a Roma tutto è stato detto dai commentatori e dagli analisti politici. Anche la magistratura ha avuto modo di dire la sua con le indagini su “mafia capitale”. Profondamente incistato nel sistema dei poteri romani il Pd non poteva immaginare che il “marziano” candidato a sindaco in extremis nel 2013 si sarebbe ribellato non eseguendo le direttive che i gruppi di controllo del partito romano pretendevano di imporre.
Eppure intorno a Marino si sono raccolte personalità di valore che sono riuscite a raggiungere risultati importanti lottando contro l’inimicizia di partiti e poteri forti. Più che un elenco puntuale basta mettere in risalto alcuni passaggi cruciali del lavoro di questi due anni e mezzo.
Uno dei primi atti fu la richiesta di una verifica contabile agli ispettori del Ministero delle finanze. Con quella verifica è stato messo in luce il disordine dei conti e la violazione di tante regole.
Marino ha scoperto, denunciato e combattuto le spese clientelari del comune buttando all’aria un sistema di affarismo che gravava sulle casse del comune e che faceva pagare con la complicità dei responsabili politici e amministrativi prezzi assurdi per ogni tipo di fornitura.
Ha messo in dubbio la correttezza della gestione delle farmacie comunali, le uniche in perdita in tutta Italia. È stato Marino a voler mettere a disposizione della magistratura tutti i documenti grazie ai quali è stato più facile scoprire e indagare “Mafia Capitale”.
Altro passaggio cruciale è stata la chiusura della discarica di Malagrotta cioè uno dei cuori del sistema di potere romano al cui centro stava il business dei rifiuti e il suo “Re”, quell’avvocato Cerroni amico e finanziatore di tutti i partiti rappresentati nei precedenti consigli comunali. Ha imposto una nuova governance all’ACEA (dove incredibilmente la maggioranza delle azioni erano pubbliche ma i vertici e la maggioranza del CdA erano privati)
Sempre Marino ha voluto la ridefinizione dei termini contrattuali per la realizzazione della linea C introducendo il principio che i ritardi vanno a carico dell’impresa appaltante, come è in tutto il mondo civile, e imponendo un cambio del vertice. Ciò ha portato a mettere sotto i riflettori la più costosa opera pubblica italiana di questi anni e ha fatto esplodere lo scandalo dei prezzi di realizzazione gonfiati a dismisura nella connivenza delle precedenti amministrazioni comunali.
Marino si è scontrato con la potentissima lobby dei vigili urbani sia imponendo un vertice a loro sgradito, sia esigendo una rotazione degli incarichi, sia volendo colpire con sanzioni disciplinare l’assenteismo programmato e organizzato come fu per la notte di Capodanno 2015.
Marino ha imposto la sostituzione dei vertici di AMA il cui AD è stato poi arrestato con Mafia Capitale e ha messo alle corde l’azienda denunciando le sue inefficienze e minacciando di mettere a gara il servizio togliendole l’affidamento diretto.
Marino con il suo assessore alla legalità il magistrato Sabella è entrato in conflitto con i gruppi malavitosi che controllavano il litorale di Ostia. Ha eliminato i camion bar dal centro storico e dai monumenti scontrandosi con la potente famiglia dei Tredicine monopolista delle licenze per le vendite in strada. Ha rimosso migliaia di cartelloni abusivi dalle strade.
Ha fatto approvare il bilancio di previsione a inizio anno e non alla fine o addirittura l’anno successivo come avveniva in precedenza in un quadro di trasparenza e di rispetto delle regole contabili.
Ha cancellato 20 milioni di potenziali metri cubi di cemento per 160 proposte di nuove urbanizzazioni che si sarebbero riversati su 2300 ettari di Agro romano.
Ha smesso di coprire la vergogna di un patrimonio del comune con centinaia di immobili “regalati” ad occupanti sprovvisti dei titoli per abitarle.
Ha avviato progetti di trasformazione urbana con la partecipazione dei cittadini (ex caserme di via Guido Reni).
HA effettuato conferenze urbanistiche in tutti i municipi per ascoltare il punto di vista dei cittadini.
A fronte di questo (sommario) elenco positivo ci sono stati atteggiamenti di improvvisazione e di leggerezza che hanno minato la credibilità del sindaco. Comunque vada a finire l’esperienza politica di Marino è destinata a concludersi. Resta ai romani l’amarezza di non aver trovato una persona capace di unire onestà, intelligenza, lungimiranza, leadership. Che la si trovi in futuro è dubbio.
Claudio Lombardi
condivido totalmente il report…ora, seppur sapendo che è dura e difficile, metterci in gioco affinche ” quelli non ritornino sotto nuove spoglie”. Possiamo provare a dire la nostra ad alta voce solo se la società civile attiva esce dal suo giardino di casa quanto più possibile avendo l’umiltà di non avere la verità e le soluzioni che gli piacciono .