L’autunno dipende dalla partita tra varianti e vaccini
Pubblichiamo alcuni brani di un’intervista rilasciata dal Prof Luca Ricolfi ad HuffPost, il 3 luglio 2021 (la versione integrale è pubblicata anche su www.fondazionehume.it)
Come molti altri, mi ero augurato che il mondo, ferito dalla pandemia, avrebbe saputo riflettere e imparare qualcosa da una esperienza così drammatica. (………) A un anno e mezzo dall’inizio della crisi constato (….) che siamo impegnatissimi a riportare le lancette dell’orologio esattamente al punto in cui – 18 mesi fa – la festa è improvvisamente finita. Prima del Covid eravamo diventati una società signorile di massa, un anno e mezzo dopo lo siamo ancora di più. Come l’estate scorsa, su tutto domina la volontà di rilanciare il modello di vita precedente, basato sul turismo, le vacanze, i divertimenti di massa, il consumo di tempo libero ovunque divenuto sovrabbondante. Vogliamo essere come prima. (…..)
Nemmeno Draghi ha avuto il coraggio di dire agli italiani la verità: noi il lusso di “seppellire la civiltà del lavoro” non possiamo permettercelo. Quando i mercati finanziari rialzeranno la testa, nemmeno super-Mario basterà a evitarci una nuova crisi. Io temo che, alla fine, il ruolo di Draghi non sarà quello di riformare radicalmente il paese, ma semplicemente di assicurare che i soldi che l’Europa ci presta siano spesi in modo dignitoso, e il loro flusso non si interrompa per le nostre negligenze e sciatterie. (….)
E’ vero che, se guardiamo i contagi e i decessi, non sembra esservi alcuna differenza apprezzabile fra la situazione di oggi e quella dell’anno scorso. Ma è ingenuo guardare i contagi, perché il numero di casi diagnosticati è fortemente influenzato dal numero di persone testate, e il numero di persone testate, anziché aumentare (come sarebbe auspicabile), è in costante diminuzione dalla metà di marzo: in 3 mesi e mezzo si è quasi dimezzato.
Ed è ancora più ingenuo guardare il numero di decessi, che sono drasticamente diminuiti essenzialmente grazie alla campagna di vaccinazione, non certo perché il virus circoli di meno che un anno fa. (…)
L’unica novità significativa mi pare il tentativo, lodevole ma tardivo, di aumentare i sequenziamenti del virus, ma i risultati per ora sono imbarazzanti. (….)
Ma quel che mi preoccupa di più (….) è il fatto che Draghi (….) non stia facendo nulla, o quasi nulla, di ciò che andrebbe fatto se vogliamo evitare che la stagione fredda ci trovi ancora una volta impreparati.
Indico solo le più importanti: triplicare il numero di soggetti testati con i tamponi molecolari; impianti di purificazione dell’aria in tutte le aule (a scuola e all’università); sostanziale rafforzamento del sistema dei trasporti urbani; riorganizzazione della medicina territoriale, anche in vista della campagna di rivaccinazione. (….)
Draghi sta fermo perché crede che i vaccini gli toglieranno le castagne dal fuoco. (….)
Supponiamo per un attimo che sia vero, e che chi si vaccina in modo completo non contragga il virus, non si ammali e non muoia (in realtà è falso, uno studio inglese recente ha dimostrato che, fra i morti con la variante delta, circa il 30% avevano ricevuto la seconda dose da almeno 14 giorni). Resta il fatto che difficilmente la percentuale di persone vaccinate supererà il 70% (in Israele, campione di vaccinazioni, è ferma in prossimità del 60% da ben due mesi). E nel gruppo dei non vaccinati, o dei vaccinati con una sola dose, non vi sono solo bambini, ragazzi, giovani adulti, ma anche anziani che non vogliono o non possono vaccinarsi. (….)
L’estate scorsa non erano ancora comparse le due incognite fondamentali che rendono incerta qualsiasi profezia oggi: la nascita di nuove varianti, molto più contagiose e/o virulente, e il successo della campagna vaccinale. Se non vi fossero queste due incognite, e stante l’inerzia del governo sulla preparazione alla stagione fredda, mi sentirei di ripetere la profezia dell’anno scorso: per salvare il turismo, stiamo rilanciando l’epidemia.
Ma le due incognite ci sono, e giocano a braccio di ferro tra loro. La campagna vaccinale frena la circolazione del virus, la nascita di nuove varianti la accelera. Chi possa risultare vincitore in questo braccio di ferro nessuno può saperlo. Quel che sappiamo, però, è che se la sfida fra vaccini e varianti dovesse finire in un pareggio, ovvero se le due forze si dovessero elidere a vicenda, allora saremmo fritti.
Oggi, superficialmente, la situazione è simile a quella di un anno fa, salvo i vaccini e le varianti. Stesso numero di casi, stesso numero di morti. Dunque, se vaccini e varianti si elidono, e nulla si fa per preparare il rientro dalle vacanze, quel che ci potrebbe aspettare è uno scenario non troppo dissimile da quello dell’anno scorso, anche se – verosimilmente – con un mix diverso: più infetti, a causa delle varianti, meno morti, grazie ai vaccini. (….)
Questo significa che la scommessa del governo è un po’ azzardata: l’autunno e l’inverno potranno essere sensibilmente migliori di quelli scorsi solo se il braccio di ferro fra vaccini e varianti fosse vinto dai vaccini. Il che è possibile, ma tutt’altro che certo.
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