Le soluzioni vengono dalla UE non dal sovranismo

Pubblichiamo un contributo di Umberto Mosso tratto da facebook.

Se vi interessa il futuro del vostro Paese, o magari “solo” quello dei vostri figli o nipoti, ascoltate il discorso sullo stato dell’Unione Europea pronunciato l’altro ieri da Ursula von der Leyen (lo trovate in traduzione simultanea nell’archivio di Radio Radicale) per capire:

1: quali siano i problemi veri del nostro tempo e con quale politica la UE li sta affrontando, ma anche quanto ne sia lontano il dibattito pubblico italiano che, invece, assorbe e consuma i residui di razionalità politica dei cittadini occupandone la testa con questioni assurde ed inutili, come il taglio dei parlamentari;

2: quanto la cultura antipolitica, populista e di destra, abbia scavato nelle coscienze di gran parte degli italiani, diffondendo analfabetismo civico e politico, rendendoli incapaci di gestire consapevolmente il ruolo sovrano affidato loro dalla Costituzione, a causa del lavoro corrosivo di un complesso politico – mediatico che li ha resi inconsapevoli dei termini veri e delle vere cause dei loro problemi, che avvertono, ma che non sanno individuare;

3: come questo acido abbia eroso, in primo luogo, l’immagine della UE, descritta come nemica dell’Italia che sarebbe divenuta preda di un establishment trasversale, continentale e nazionale, da abbattere e non da cambiare, secondo la logica di un terrorismo psico-politico;

4: quanto, viceversa, abbia cultura, principi e strutture democratiche forti la UE, non solo per reagire alla pandemia con un’efficacia senza pari nel mondo, ma per cambiare profondamente – nel giro di pochi mesi -strategie e regole, attuando non solo misure efficaci di emergenza, ma un cambiamento politico che mette al centro, per tutti i Paesi dell’Unione, la sostenibilità ambientale e sociale.

5: quanto questo cambiamento si debba al pensiero e all’azione di due donne ai vertici della nuova Europa, la presidente della Commissione e la Cancelliera tedesca Angela Merkel, attuale Presidente del Consiglio dei ministri dell’UE, oltre che dell’impulso del loro maggiore alleato Macron. Non è un fatto casuale;

6: che lo schieramento politico democratico ed europeista italiano ha, ora, tutte le condizioni, politiche ed economiche, per guidare la ripresa e il cambiamento del Paese sconfiggendo la destra retrograda ed antieuropeista. Ma ci vorrà tempo per superare la sfasatura tra il sentimento di una parte dell’opinione pubblica, distratta dalle falsità del sovranismo sconfitto nei fatti, e la realtà in cammino positivo;

7: che questa sfasatura si può superare in due modi. Da un lato mettendo fine alla rincorsa delle destre non rispondendo più ai loro temi, falsi e messi fuori gioco dalla realtà. Bisogna riorientare il dibattito pubblico sui temi e le soluzioni proposte dalla presidente della Commissione Europea, che sono gli stessi prospettati anche da Draghi poche settimane fa. Tutto torna. Dall’altro rilanciando l’azione di governo che deve dimostrarsi all’altezza del compito, in stile europeo, non facendosi “prendere in castagna” come con il generico documento (da 5 e1/2) diffuso ieri sull’uso del Next Generation Fund o Recovery Plan;

8: che per essere aiutato, come serve, il governo deve volerlo, utilizzando appieno tutte le risorse, politiche, sociali e culturali disponibili, per comporre al più presto un quadro progettuale che non sia la sommatoria di mediazioni tra interessi di corto respiro. Occorrono coraggio innovativo, disinteresse particolare e competenze vere…..

9: e rendere conto ai cittadini del grande, difficile lavoro da fare, che non può essere affidato ai cialtroni che vanno lasciati a parlare da soli di falsi problemi, ai quali non si risponde nel merito (inesistente), ma proponendo i temi veri, i progetti da attuare nel quadro dell’appartenenza europea, l’unica ad avere dato all’Italia una grande possibilità e di rappresentare, qui e nel mondo un’alternativa democratica alla catastrofe sovranista;

10: che i conflitti ci sono e ne emergeranno di nuovi. Non si tratta di negarli, ma di capirli per risolverli, magari di prevenirne alcuni. Ma, lo dico ai teorici della conflittualità permanente e statica, che è una condizione esistenziale più che politica, la società evidenzia i conflitti perché siano risolti, magari per passare a risolvere quelli nuovi. Non per basarci su fortune o sfortune politiche, come fa la destra coltivando paure altrettanto permanenti e statiche

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