Nazionalpopulismo contro democrazia/4
Pubblichiamo la quarta parte della conferenza di Claudio Martelli “La resistibile ascesa del nazionalpopulismo” tenuta a Milano il 20 giugno.
Il nazionalpopulismo e l’Italia
“Oggi è diventato tanto di moda da risultare stucchevole sostenere che destra e sinistra sono categorie del passato, superate o da superare perché incapaci di cogliere i dati della realtà attuale. Si tratta, in verità, di un vecchio ritornello che molte nuove formazioni hanno intonato per farsi largo e catturare consensi trasversali. Risentire quel ritornello è come sfogliare l’album di famiglia della destra sociale e nazionalista. E’ l’album del nazionalpopulismo. Per un momento riapriamolo.
Il primo tentativo di abbattere i vecchi confini tra destra e sinistra e di fondere elementi dell’una e dell’altra si compie in Italia col fascismo che già nel nome richiamava un’esperienza socialista come quella dei fasci siciliani. Per non dire del Mussolini socialista rivoluzionario che si converte alla guerra in nome della sacralità della nazione, e che poi contro i rossi neutralisti e disfattisti vuole vendicare l’Italia tradita dalle élite liberali colpevoli di aver firmato trattati di pace che mutilavano la vittoria conquistata sui campi di battaglia. Balle, esagerazioni. L’italietta liberale era anche geograficamente la più grande Italia che ci sia mai stata, ben più grande di quella lasciataci da Mussolini dopo vent’anni di boria imperialista e di disastri politici e militari.
Anche al culmine del regime, col partito-stato e la dittatura personale ben consolidati, Mussolini mentre perseguiterà implacabilmente socialisti e liberali, comunisti e cattolici, non trascurerà le condizioni dei lavoratori, cercherà anzi di migliorarle promuovendo con imponenti opere pubbliche l’occupazione e apprestando istituti di garanzia sociale. Ancora alla fine della sua parabola, nel disastro del ‘43, licenziato dal Gran consiglio e dal re, prigioniero dell’alleato tedesco, battezzerà come Repubblica Sociale la sua ultima disperata invenzione.
In Germania il nazionalsocialismo compì la stessa operazione. Da un lato diede una forma aggressiva, sciovinista, al nazionalismo teutonico piegato ma non sradicato dalle potenze vincitrici della Prima guerra mondiale che avevano imposto alla Germania debiti di guerra inesigibili. Dall’altro il nazismo adottò misure economiche e sociali capaci di conquistare il consenso delle masse popolari sottraendole ai socialdemocratici e ai comunisti. Esattamente come aveva fatto il suo maestro Mussolini, anche Hitler con le sue milizie armate fomentò il disordine nello stato borghese, ne reclutò uomini e mezzi (soprattutto tra militari, ex militari e forze di sicurezza), per imporsi infine come la forza che avrebbe instaurato un nuovo ordine.
Naturalmente la storia non si ripete mai eguale. Oggi non sono alle viste partiti di massa dichiaratamente fascisti o nazisti ma solo sparute minoranze con le stesse caratteristiche del passato. Ma, al netto di tutte le differenze, assistiamo a una nuova vita di quel connubio nefasto proprio negli odierni partiti o movimenti nazionalpopulisti.
Qualcuno potrebbe obiettare che tutti i movimenti rivoluzionari, eversivi o che si propongono come autori di grandi, epocali cambiamenti, di nuove repubbliche e di un nuovo ordine, dichiarano di farlo in nome del popolo e per il popolo. Vero. Ma non tutti indicano come nemici gli stranieri, le organizzazioni sovranazionali e gli immigrati; non tutti additano come traditori dell’interesse nazionale in combutta con gli stranieri gli avversari interni; infine non tutti scelgono come alleati i campioni stranieri del nazionalismo che a rigor di logica dovrebbero essere temuti come i più aggressivi tra i concorrenti e i rivali.
Al netto di Fratelli d’Italia (ultima metamorfosi del Msi), la formazione che oggi più richiama le tragiche esperienze del passato, la Lega di Matteo Salvini, nei sondaggi veleggia intorno al 30 per cento dei voti. Il suo Eldorado, l’unica vera pacchia di cui è giusto parlare, è quella della Lega che sobilla e sfrutta il dramma infinito dell’immigrazione che vuol governare con parole incivili e atti d’imperio. Ma non c’è solo l’immigrazione e non c’è solo la Lega.
L’altro protagonista del populismo italiano sono i Cinque stelle. Qual è la vera natura e il vero orizzonte di questo strano movimento? Lo vedremo.
Intanto, oggi, caso unico, il fronte nazionalpopulista governa un paese tra i più ricchi e democratici del mondo. Quali mutamenti economici sociali, culturali e politici hanno creato l’humus propizio a questa avventura? Quali responsabilità, cioè errori e colpe delle élite italiane, della sinistra e della destra liberal-democratiche li hanno favoriti? Quale atteggiamento assumere rispetto a un’Unione europea satura di regole e digiuna di idee forza, di idee rinnovatrici? L’Europa è diventata nostra nemica? L’occidente non sarà più il nostro destino? E quale altro sarebbe di grazia?
Mi fermo qui, a questi interrogativi. Nei prossimi incontri cercheremo di rispondere”
Fine quarta e ultima parte
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