Pronto soccorso Roma: le voci parallele dei medici e dei cittadini

Sulla situazione dei pronto soccorso a Roma pubblichiamo gli interventi di chi rappresenta le più autorevoli associazioni dei medici, l’ANAAO-ASSOMED e dei cittadini, il Tribunale dei diritti del malato. La parola a Donato Antonellis e a Francesca Moccia

Francesca Moccia, coordinatrice del Tribunale dei diritti del malato di Cittadinanzattiva:

Niente di nuovo al San Camillo, si potrebbe tristemente dire. Un anno fa eravamo noi del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva gli “ispettori” del pronto soccorso. Lì come in altri 111 ospedali in tutta Italia, per promuovere una grande campagna nazionale sul tema dell’emergenza.

Ed è così che abbiamo trovato ambulanze che sostano all’ingresso e non ripartono finché non restituiscono la lettiga, letti e barelle aggiunte nei corridoi, persone in attesa per giorni di un posto letto, come in un reparto ospedaliero, e ancora attese lunghe per un codice giallo, assenza di un servizio di mediazione per gli immigrati.

Ci ha colpito molto la professionalità di medici e infermieri, che lamentavano di essere pochi e stanchi per soddisfare tutti e di non poter ricoverare subito chi ne avrebbe avuto bisogno, per mancanza di posti letto.

È  passato un anno da questa indagine, ma la situazione non è cambiata, anzi, è peggiorata. Il personale non è aumentato, i posti letto sono ancora diminuiti. Qualcuno ricorderà che il Ministro Fazio aveva fatto una proposta: separare i codici bianchi e verdi dagli altri e assegnarli a servizi territoriali di emergenza. Una trovata originale in quel momento, ma difficile da realizzare.

Nel frattempo altri ospedali sono stati chiusi (dal 2000 al 2009 tagliati il 15% dei posti letto a livello nazionale e circa il 19% nel Lazio) e migliaia di persone si sono riversate nei DEA dei grandi ospedali. E’ successo questo, ad esempio, al Cardarelli di Napoli, che viveva già una situazione drammatica.

Ma ad essere diminuiti sono stati soprattutto i posti letto delle strutture pubbliche, calati tra il 2000 e il 2009 di 42.105 unità pari al 17,2% (vedi tab. 2). Più del triplo rispetto a quanto verificatosi nel privato accreditato dove il calo medio è stato del 5,3%. Con questi numeri si è spostato il rapporto tra posti letto pubblici (dall’82,8% del 2000 al 80,8% del 2009) e posti letto nel privato accreditato (dal 17,2% del 2000 al 19,2% del 2009). Questione di costi (minori per il privato, maggiori nel pubblico)? Non si sa. Ciò che si sa, però, è che razionalizzare, tagliare sprechi e ruberie è sacrosanto; tagliare i servizi ai cittadini no. Si ha quasi l’impressione che quest’ultima sia la misura più “facile” da adottare, mentre, invece, le altre richiedono competenze e assunzione di responsabilità e la volontà di combattere contro interessi potenti. E così si finisce per lasciar andare in malora i servizi essenziali rovesciando, per di più, su questi anche i vuoti di un’azione di governo monca.

Sì perché per anni hanno provato a convincerci che siamo tutti irresponsabili se al primo malore corriamo al pronto soccorso, ma abbiamo continuato a farlo non avendo, in situazioni che percepiamo di pericolo, fiducia in nient’altro. Dove trovi, nonostante tutto, un triage che funziona come al pronto soccorso? Perché perdere tempo a contattare una guardia medica che non ci rassicura affatto quando il medico di famiglia non è disponibile? Temo che le cose resteranno così per molto tempo ancora, almeno fino a quando non avremo la certezza di servizi territoriali adeguati alle reali esigenze di salute delle persone, disponibili 24 ore su 24, come un pronto soccorso.

E adesso la parola al Segretario Regionale ANAAO-ASSOMED, Donato Antonellis:

La politica dei tagli non ha funzionato e sta uccidendo la sanità pubblica. La difficoltà della politica a gestire la crisi non può essere scaricata sulle spalle dei medici.

Le continue e pressanti informazioni mediatiche sulla situazione dei pronto soccorso romani, avute in questi giorni, volte talora più alla ricerca dello scandalo che alla informazione complessiva dei fatti, hanno evidenziato il diffuso stato di malessere in cui, ormai da qualche anno, forse da oltre un decennio, vivono i “Pronto Soccorso” ed il settore dell’emergenza negli ospedali.

Tale malessere non è altro che la punta dell’iceberg di un più ampio disagio di cui sono vittima il sistema ospedaliero nel suo complesso, i cittadini e gli operatori sanitari in particolare.

La “caccia alle streghe” che subito si è voluto intraprendere, compresa la sospensione dei

Responsabili del DEA del Policlinico Umberto I°, non giova certo né a rasserenare l’ambiente né, tanto meno, a risolvere i problemi.

Le cause e le responsabilità di questa situazione sono molteplici e note e non sono certamente da addebitare agli operatori sanitari che, giornalmente, con abnegazione, prestano la loro opera per i cittadini: un piano di rientro fatto di “lacrime e sangue”, che ha pesato quasi interamente sulla sanità pubblica, che dura ormai da 5 anni e che è, di fatto, gestito dal Ministero dell’economia; tagli al personale sanitario ed a beni e servizi con la conseguente, crescente riduzione di risorse umane (medici e infermieri) e materiali (farmaci, presidi, etc.); la chiusura di posti letto ospedalieri per acuti, quando non addirittura lo smantellamento di interi ospedali, hanno di fatto sottratto sanità ai cittadini senza la contemporanea creazione di reali alternative sul territorio, accentuando la già elevata pressione di richiesta sanitaria, da parte della popolazione, sugli ospedali, considerati, a ragione, ultimo e certo punto di riferimento assistenziale.

I Pronto Soccorso ed i servizi dell’emergenza, rimasti con personale in forze numeriche insufficienti a fronteggiare in modo adeguato la domanda dei cittadini necessitano, oggi più che mai, di risposte reali ed immediate che la classe politica e gestionale non è riuscita finora a dare. Ci si trova al contrario, di fronte a goffi tentativi di scaricare su altri le proprie responsabilità.

La Segreteria Regionale dell’ANAAO-ASSOMED sente il dovere di esprimere la massima solidarietà al personale tutto dei pronto soccorso, in particolare al personale medico che, con impegno ed abnegazione, vive in trincea 365 giorni l’anno, spesso senza riuscire a fare di più, ma sempre consapevole delle proprie responsabilità verso i cittadini, del proprio impegno verso l’amministrazione e della propria professionalità. Non si può fare a meno, però, di evidenziare che le condizioni organizzative oggettive in cui si opera determinano ingiustificati, gravi rischi assistenziali per gli ammalati ed usurante stress lavorativo per gli operatori sanitari.

 

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