Putin non é un uomo di pace

Le parole di Mattarella hanno sollevato una reazione russa tra l’indignato e l’isterico, ben rappresentata dalla Zakharova che ci é andata giú pesante, facendo seguire alle parole i fatti.

Lunedì qualche migliaio di PC Zombie, gestiti da “NoName057(16)” dislocati in Serbia, Bielorussa e Russia, hanno sferrato un cyber-attack verso le infrastrutture aeroportuali e portuali italiane, oltre che verso Intesa-San Paolo, BCC-Icrea e altri siti di utilities: Acqua-Novara e Acque Veronesi.

Ieri é toccato a GdF, Carabinieri, Corriere della Sera, Ministero dell’Economia e dell’Industria.

Le misure difensive predisposte dall’Agenzia per la Cyber sicurezza nazionale, coordinate dal Prefetto Frattasi, respinto la maggior parte degli attacchi DDOS (miliardi di login mirati a saturare le risorse dei server) bloccandi gli accessi provenienti dalle cruciali (geofencing) di Serbia, Macedonia e Russia.

Il tutto é accaduto perché Il Presidente Mattarella ha toccato un nervo scoperto, rievocando un periodo della storia russa che va dal 23 Agosto 1939 fino al 22 Giugno 1941. Tutt’ora sussiste nei libri di testo scolastici russi un buco di 669 giorni (dalla data della firma del Molotov-Ribbentrop, fino all’operazione Barbarossa) Due anni di accordo Hitler-Stalin sulla spartizione della Polonia, con occupazione della Finlandia accessoria, sono difficili da spiegare ai giovani russi.

Il presidente Mattarella a Marsiglia ha tenuto un lungo discorso di 45 minuti, in un paio dei quali ha detto: «…Fenomeni di carattere autoritario presero il sopravvento in alcuni Paesi, attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali. Il risultato fu l’accentuarsi di un clima di conflitto – anziché di cooperazione – pur nella consapevolezza di dover affrontare e risolvere i problemi a una scala più ampia. Ma, anziché cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura»

Parole chiare che definiscono precisamente la natura dell’attacco subito dall’Ucraina il 24 Febbraio 2022. Chi si duole per la franchezza di Mattarella deve essere persuaso circa la necessità di assecondare chi non ha esitato a dispiegare 234.000 uomini, 1200 mezzi corazzati e 550 aerei in un Risiko Blitzkrieg fallito per la reazione immediata (ed eroica) del popolo ucraino. Invece dei fiori si sono trovate le molotov sotto ai cingoli.

Il prossimo Lunedí si festeggia il 3° anno di guerra e il cessate il fuoco non é ancora all’orizzonte.

I russi hanno perso questa guerra perché il tentativo di conquistare manu militari Kiev é fallito miseramente con 850.000 vittime dell’armata russa, 335.100 ucraine oltre a 12.340 civili (le immancabili vittime collaterali).

Mettere fine al piú grande massacro dopo la seconda guerra mondiale é un imperativo categorico e il solo pensiero di negoziare senza avere ben chiari i termini della questione é illogico e pericoloso per qualunque popolo che si trovi nei confini di quello che fu l’impero di Caterina di Russia e non solo.

Putin non é un uomo di pace.

Non lo sarà mai, e il suo dialogo con Trump non é finalizzato a una pacificazione di quello che i russi percepiscono come il loro fronte occidentale. Non é nell’interesse di Putin in quanto la pace non é funzionale a raggiungere i suoi obiettivi. Basta rileggersi il discorso tenuto alla conferenza di Monaco dal presidente russo il 10 febbraio 2007 nel corso della 43ª Conferenza di Monaco sulla sicurezza. Un discorso storico in quanto annunciava tutti i punti afferenti alla “Nova Russia” con le mire espansionistiche descritte puntualmente e altrettanto puntualmente realizzate fino al 24 Febbraio 2022.

Giulio Galetti (tratto da facebook)

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