Scandali. Parte la macchina della distrazione di massa

Scoppia l’ennesimo scandalo di traffici illeciti intorno ad appalti che riconducono sempre, in un modo e nell’altro, ai soldi pubblici e subito si tenta di dirottare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla “giustizia ad orologeria”, sul “ruolo politico dei giudici”, su ipotetici complotti e, infine, sulla scarsa rilevanza dei reati contestati.

Stesso copione se un ex ministro dell’interno, Scajola, viene sorpreso a gestire la latitanza di un imputato per mafia.

Per anni e anni abbiamo sentito queste panzane in bocca ai difensori di Berlusconi che, infine, è stato inchiodato a una parte delle sue responsabilità da alcune sentenze definitive ed altre già si presentano all’orizzonte nonostante l’opera di decostruzione normativa con la quale si è tentato in ogni modo di farlo sfuggire ai processi.

Per anni e anni abbiamo assistito allo scoppio di scandali a ripetizione per il ladrocinio istituzionalizzato messo in piedi da un intreccio politico-mafioso-amministrativo-affaristico che ha saccheggiato le risorse di questo Paese e ha mortificato le capacità e limitato le libertà economiche e civili pressandole sotto la cappa di piombo di un sistema di potere inesorabile.

Sempre si è tentato di dire che la giustizia era, in realtà, un’arma politica anche quando, prima di Berlusconi c’è stata Tangentopoli e, prima ancora, quando gli attacchi non bastavano, si passava direttamente ai mitra e alle bombe delle mafie e del terrorismo assistito dagli apparati dello Stato.

Insomma veniamo da un’esperienza tragica che dovrebbe far suonare tutti gli allarmi appena si sente notizia di una truffa che riconduce alla politica e, invece, tanti finti liberi pensatori si preoccupano di discettare sulle azioni dei giudici al solo scopo di distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica e di trasformare i peccati mortali dei lestofanti in peccatucci veniali.

Se questi finti liberi pensatori siano solo dei narcisi preoccupati di fare bella figura o di fare carriera sulle disgrazie dell’Italia o se siano a libro paga di qualcuno il risultato non cambia e in nessun paese civile si assiste a questo spettacolo indegno di trasformare gli imputati in vittime e in colpevoli i giudici

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