Trump e Russia: il rovesciamento delle alleanze

Non era mai successo prima che gli Stati Uniti facessero gli interessi della Russia.

Dalla Seconda guerra mondiale in poi, e seguito di Yalta, e per la durata di tutta la Guerra fredda, gli Stati Uniti, sapevano perfettamente con chi avevano a che fare, e hanno continuato a saperlo anche dopo il collasso dell’Unione Sovietica.

La Russia rappresentava un nemico, e anche durante la breve parentesi post-sovietica, nonostante apparenti aperture, una prudente diffidenza andava coltivata. Il curriculum di Putin era ben noto e a nessuno dei presidenti americani che si sono succeduti negli ultimi vent’anni era venuto in mente che l’ex agente del KGB potesse essere un interlocutore affidabile.

La svolta determinata da Trump al suo secondo mandato si può dire che è copernicana. Non solo Putin diventa affidabile come interlocutore per un negoziato che ponga fine alla guerra in Ucraina, entrata nel suo terzo anniversario, ma il leader del Paese che ha aggredito, Zelensky, viene trattato con disprezzo e arroganza.

Lo spettacolo indecoroso che ha avuto luogo alla Casa Bianca, in cui un Zelensky visibilmente teso è stato messo con le spalle al muro dal vicepresidente degli Stati Uniti e poi, di rincalzo dal presidente, non ha precedenti e segue gli insulti e le menzogne a lui rivolte dallo stesso Trump nei giorni precedenti.

Non è un mistero per nessuno che Trump abbia una ammirazione speciale per Putin, la quale si è manifestata con dichiarazioni di rispetto e altre sorprendenti, come quando a Helsinki, nel 2018, durante una conferenza stampa, arrivò a smentire i Servizi americani i quali erano giunti alla conclusione che la Russia aveva interferito con le elezioni del 2016, dichiarando che lui si fidava della parola di Putin.

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A seguito delle parole di Trump, l’allora presidente della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, Paul Ryan, dichiarò che Trump “Deve rendersi conto che la Russia non è nostra alleata” aggiungendo che “Non esiste alcuna equivalenza morale tra gli Stati Uniti e la Russia, che rimane ostile ai nostri valori e ideali più basilari”. Sono passati quasi nove anni e la situazione non solo è rimasta invariata ma è notevolmente peggiorata.

Dal vertice di Riad dove l’Ucraina è stata esclusa, alle dichiarazioni violente di Trump contro Zelensky, allo show di ieri alla Casa Bianca, Trump e i suoi sodali hanno preso nettamente le parti della Russia, sposando la sua propaganda, e dunque facendosene megafono.

Quali sono le ragioni di questo clamoroso cambiamento di rotta, che rischia di terremotare in modo drammatico l’assetto geopolitico occidentale? Sono di natura personale e di orientamento ideologico.

Trump non ha perdonato a Zelensky di non averlo aiutato a trovare fantomatiche prove della corruzione di Joe Biden e di suo figlio Hunter, che era stato membro del consiglio di amministrazione della Burisma, la maggiore società di gas ucraina. All’epoca, Zelensky cercò di barcamenarsi per non scontrarsi con Trump il quale per fare pressioni su di lui bloccò una partita di aiuti militari destinati all’Ucraina. Le prove che cercava Trump non arrivarono.

L’aspetto ideologico, totalmente estraneo a Trump, che non ragiona in termini né geopolitici né geostrategici, si basa sull’idea che la Russia possa essere in qualche modo contenuta conferendole una egemonia di fatto sull’Europa dell’est, regalandole parti dell’Ucraina e il dominio politico su di essa. In questo modo, si pensa, essa si accontenterà della sua sfera di dominio e placherà la sua volontà di estenderla. Pia illusione, che non tiene conto della natura intrinsecamente imperialista della Russia, che non significa che essa coltivi disegni di dominio militare sull’Europa occidentale, ma di influenza crescente su di essa. Le basta questo.

Trump è veramente convinto di essere in grado di portare la pace, e vuole passare alla storia come tale. Putin, scaltramente utilizza questa vanità e debolezza personale per i suoi disegni.

Per ora tutto sta procedendo come lui desidera.

Niram Ferretti (da facebook)

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